I bambini di Haiti vistida Leo Montemanni

I bambini di Haiti vistida Leo Montemanni

Monza – “I bambini di Haiti” si mostrano a Monza. Si mettono in mostra, i bambini di Haiti, tramite l’arte. Tramite la pittura. Quella, in particolare, di Leo Montemanni (classe 1971) che, dopo l’Accademia di belle arti di Brera, rimane folgorato dal graffito, dalla bomboletta spray, dalla pittura di strada. O di muro. Da qui anche traggono origine le sue opere che sono contemporaneamente in mostra a Milano (Fondazione Matalon in Foro Buonaparte) nell’ambito del progetto “Bianco o nero” e, da sabato pomeriggio (ore 16-18), anche a Monza presso lo spazio espositivo di via Leonardo Da Vinci (angolo piazza Duomo).

La mostra, curata da Luca Tommasi, è un reportage pittorico nel dramma del terremoto, attraverso quindici opere su carta che resteranno esposte fino al 6 giugno: “Una verità, quelle descritta da Montemanni nelle sue opere pittoriche, che rifiuta le categorie della retorica, delle ideologie, delle banalizzazioni facili e politicamente corrette. Quella realtà che non puoi cercare di scansare o truccare in alcun modo quando arrivi in un Paese, come Haiti, inginocchiato dalla sciagura di una povertà atavica e cronica, dall’anarchia e dalla disgregazione politica e sociale, dalla violenza e dalla corruzione, dai carri armati bianchi dell’Onu e dall’accanimento di una natura matrigna che aggiunge tragedia a tragedia, ostinandosi a sferzare questo povero popolo con tempeste tropicali e cicloni devastanti, schiacciandolo, infine, sotto le rovine di un catastrofico terremoto”. Così la descrizione dell’opera di Montemanni da parte del curatore della mostra.

D’altra parte “i bambini di Haiti non sanno che il loro Paese si trovava al penultimo posto al mondo per mortalità infantile già prima del terremoto, ma sanno bene cosa significhino il dolore e la morte”. Una realtà difficile che il terremoto ha reso ancora più dura: “Il terremoto ha portato via a molti di loro, genitori, amici, parenti, oppure un pezzo del loro corpo, perché nell’emergenza per i medici era più importante salvare vite, che braccia o gambe. Eppure i bambini di Haiti, appena riescono a smettere di piangere e a rialzarsi in qualche modo, ridono, cantano e ballano l’hip-hop in mezzo alle rovine, perché la loro stessa vita grida vittoria sulla morte che li circonda”.

E’ questa l’esperienza dell’artista che così la commenta: “Da noi non capita mai d’incontrare tanta gioia, quanta se ne trova in mezzo a una tale tristezza e devastazione. Non c’è dubbio: la luce brilla nelle tenebre. Col bianco e nero puoi dipingere un cielo stellato; con il grigio, solo la nebbia. Ad Haiti di grigio ci sono i cumuli di rovine e macerie, ma tutto il resto è coloratissimo”.