Forti e Liberi e Gerardiana a PacéBasket, quattro squadre in Francia

Quattro squadre per trentasei ragazzi. La delegazione monzese per la 27esima edizione del Torneo internazionale di basket di Pacé era particolarmente nutrita. In campo tre squadre Under 13 della Gerardiana e una della Forti e Liberi.
Forti e Liberi e Gerardiana a PacéBasket, quattro squadre in Francia

Monza – Quattro squadre per trentasei ragazzi. La delegazione monzese per la ventisettesima edizione del Torneo internazionale di basket di Pacé era particolarmente nutrita. Alla manifestazione, che si svolge ogni anno in Francia, hanno preso parte tre gruppi Under 13 della Gerardiana e uno della Forti e Liberi. Risultati sportivi non esaltanti (2 sole vittorie in 24 incontri complessivi), ma l’importante è altro.
«È un’esperienza unica per i ragazzi – spiega Gigi Beghetti, capo-delegazione della Gerardiana – ma è importante anche per i genitori, sia per comprendere lo sforzo della nostra attività, sia per aumentare la conoscenza tra loro e con gli allenatori». Il presidente Gianfranco Scotti era alla prima partecipazione: «Abbiam fatto il possibile per portare tutti e trenta i nostri ragazzi, e per fortuna ci è stato permesso di partecipare con tre squadre. L’organizzazione è fantastica, c’è un intero paese che si mobilita per questo evento».

La Forti e Liberi ha partecipato con una squadra composta da sei elementi. «Abbiamo avuto qualche defezione all’ultimo momento – spiega Marco Vergani, responsabile del settore giovanile – È un’esperienza meravigliosa che vale la pena far vivere ai ragazzi che devono stare lontano da casa, ospiti in famiglie splendide per gentilezza, e confrontarsi con altri coetanei stranieri».
È così grande il legame con il Torneo di Pacé che è difficile andarsene. Il viaggio di ritorno si è trasformato in una vera odissea di 27 ore, tra guasti e chiusura del traforo del San Gottardo. Morale: orario di rientro posticipato di 8 ore per un pullman e 12 per l’altro (quello guasto). «I ragazzi han gradito, gli adulti un po’ meno», racconta Beghetti.
Rodolfo Palermo