Domande boom, aut aut ai sindaci«Raddoppiare le case popolari»

«Raddoppiare le case popolari in Brianza»: l'indicazione viene dagli esperti che si stanno occupando del Piano territoriale di coordinamento della Provincia. La Brianza, in Lombardia, è al secondo posto per domande di residenza pubblica ma è all'undicesimo per dotazione.
Monza, proteste alle case popolariPer l’aumento dei canoni d’affitto

Monza – «Raddoppiare le case popolari in Brianza»: l’indicazione viene dagli esperti che si stanno occupando del Piano territoriale di coordinamento della Provincia. La Brianza, in Lombardia, è al secondo posto per domande di residenza pubblica – 29 località su 55 sono classificate dalla Regione ad alta tensione abitativa – ma è all’undicesimo per dotazione. Il fabbisogno è ritenuto critico a Cesano Maderno ed elevato a Monza.

Lo scenario è stato illustrato ai consiglieri provinciali giovedì alla presenza del vicepresidente Antonino Brambilla. Dal 1991 al 2001, la Brianza ha accolto tante persone quanti sono gli abitanti di Como e l’aumento delle abitazioni occupate, sia nuove che sfitte, alla media di oltre 6mila all’anno, è stato determinato soprattutto dalla frantumazione delle famiglie, che diventano sempre più piccole. Parallelamente alla fame di case non è, però, cresciuta la costruzione di alloggi pubblici e di abitazioni a canone agevolato.

Secondo Brambilla le rilevazioni non hanno tuttavia tenuto conto dell’edilizia convenzionata. «In Brianza – ha detto – le cooperative hanno una tradizione straordinaria. In ogni caso la risposta a un fabbisogno in crescita non può essere lasciata al mercato». La Provincia, quindi, è orientata a inserire nel Ptcp indicazioni precise ai comuni che, nei nuovi progetti di espansione, dovranno prevedere quote di edilizia pubblica e convenzionata.

«Non sarà una prescrizione – ha precisato il vicepresidente – ma sarà un elemento utilizzato per la verifica della compatibilità dei piani di governo del territorio con il nostro. I sindaci che non la rispetteranno dovranno spiegare le motivazioni in consiglio comunale».
Monica Bonalumi