Da Agrate con la Protezione civile«Un Abruzzo che vuole rivivere»

Da Agrate con la Protezione civile«Un Abruzzo che vuole rivivere»

Agrate Brianza – «È una situazione che non si può descrivere a parole. La devastazione materiale è ovunque; tra la gente che ha perso tutto, la disperazione si alterna alla speranza. Sono immagini e volti che non potrò mai dimenticare». Del terremoto dell’Abruzzo, Gustavo Dick, vice coordinatore del gruppo comunale di Protezione civile di Agrate, ha iniziato a occuparsi fin da subito, chiamato a gestire, giorno dopo giorno, le sette colonne di mezzi della Protezione civile provinciale partite dal centro operativo di via delle Industrie.

Sono decine i camion che hanno fatto la spola con i campi di soccorso e con le tendopoli degli sfollati. Venerdì primo maggio è partita l’ottava colonna. Le parole di Dick risuonano di un accento diverso quando raccontano il viaggio in Abruzzo compiuto dal 18 al 22 aprile, al seguito del convoglio che ha portato tende e materiale utile al completamento del campo dei carabinieri presso San Biagio, vicino a Coppito. Poi la discesa all’Aquila, la sosta a Paganica, fino ai campi regionali di Monticchio 1 e Monticchio 2, a poca distanza da Onna, epicentro del sisma di inizio aprile, primo fronte di soccorso e accoglienza dei tanti rimasti senza casa.

«La zona colpita è vastissima – racconta Dick – Al campo Monticchio 2 ci cono 260 ospiti, dai bambini di pochi anni d’età fino agli anziani. Abbiamo aiutato a distribuire i pasti, abbiamo allestito le tende i giochi e per la scuola, e abbiamo creato una sala mensa. L’aiuto materiale si affianca a quello morale, alle parole di conforto e all’ascolto di esperienze devastanti, come quelle dei tanti che nel terremoto hanno perso la casa e i propri cari». A rendere più critica la situazione è la pioggia, che da giorni si abbatte sull’Abruzzo, «la zona in questione è un catino, ai piedi del Gran Sasso, e l’acqua non fa che aggiungere difficoltà. Tra tanta disperazione c’è però anche la forza di chi vuole ricominciare, di chi frequenta il campo giusto il tempo di pranzare e poi è di nuovo accanto a quel che resta della sua casa o della sua attività, per poter ripartire al più presto», prosegue il vice coordinatore.

Tornerà in Abruzzo? «Penso di sì. Mi è rimasto il cuore gonfio di tante emozioni, per le cose che ho visto, per l’aiuto che tante persone stanno offrendo, perché c’è ancora tanto da fare – aggiunge Dick, e ricorda una storia particolare che dà la dimensione dell’assurdità della tragedia – C’era una persona la cui casa, squassata a metà, si vedeva dal campo. Lo squarcio dava sulla camera da letto. Lui e la moglie si erano salvati perché il terremoto ha fatto crollare la parete e li ha sbalzati fuori con il letto».
Anna Prada