Corti sul fronte russo

Corti sul fronte russo

Monza – Da questo sito e dal bisettimanale ”il Cittadino” promuoviamo la candidatura dello scrittore besanese Eugenio Corti, 89 anni, autore de Il cavallo rosso (e di altri scritti), a premio Nobel per la letteratura. Per farlo conoscere, in questo spazio raccogliamo interviste e interventi di personaggi suoi estimatori e, al fine di farlo conoscere al grande pubblico, pubblichiamo anche alcuni brani presi dalle sue opere.
Tratto da Il cavallo rosso, il racconto di oggi, che l’amico di Brianze, Paolo Pirola ha scelto, si potrebbe chiamare «La solitudine dei girasoli». E’ ambientato in Russia dopo che Ambrogio va in moto a trovare Stefano, il suo amico coscritto di Besana, bersagliere, anch’egli al fronte. Collegato al racconto un breve tracciato dell’esperienza, terribile, che Corti visse al fonte russo. Inoltre, Francesco Righetti, presidente dell’Aciec, l’associazione cui si deve la primogenitura della iniziativa, ci ragguaglia sulle adesioni alla candidatura a Nobel dello scrittore besanese.


LA SOLITUDINE DEI GIRASOLI

(…) Il viaggio di ritorno fu senza problemi. A Rassipnàia Ambrogio si congedò dal tenente Galimberti e inforcò la sua moto. Ebbe nuovamente intorno l’immensa campagna, in cui la moto viaggiava solitaria, minuscola macchiolina apparentemente immobile. Le distese di girasoli morti adesso, con l’approssimarsi del tramonto, gl’ ispiravano un opprimente senso di tristezza; come già all’andata il sottotenente non scorgeva in giro un’anima. A un tratto fermò il veicolo e – senza scenderne – spense il motore. Poiché non c’era traccia di brezza, venne a trovarsi in un silenzio totale, incredibile; mai, prima d’allora, egli aveva sperimentato un silenzio così completo. Né mai, rifletté, l’avrebbe potuto sperimentare in patria, se non forse in vetta alle montagne più alte. Avvertì il bisogno d’un rumore qualsiasi, e meglio ancora di una presenza umana. Ma lo circondavano solo le schiere dei girasoli morti, esili, che simili a piccoli scheletri dai pesanti crani curvati verso terra, parevano appoggiarsi uno all’altro per sostenersi a vicenda prima di crollare per sempre. Riavviò con un energico colpo di piede il motore, e ripartì. (…)