Commercialista monzese”raccordo” con i boss di Africo

Per i magistrati è un “consulente”, incaricato di indirizzare la «illecita gestione delle società riconducibile ai Flachi e a Aldo Mascaro». Il nome di Giovanni Santoro, commercialista, ritorna più volte nelle 700 pagine dell'ordinanza.
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Monza – Per i magistrati è un “consulente”, incaricato di indirizzare la «illecita gestione delle società riconducibile ai Flachi e a Aldo Mascaro». Il nome di Giovanni Santoro, commercialista, titolare di uno studio a Monza, ritorna più volte nelle 700 pagine di ordinanza del gip Giuseppe Gennari. È nel suo studio di piazza Roma, nel cuore di Monza, che il 9 gennaio 2009 si tiene una riunione a cui partecipano Giuseppe Romeo, rappresentante delle famiglie di Africo, Aldo Mascaro, il «volto presentabile di Romeo», colui che deve ricoprire «le cariche formali in seno a tutte le società che rappresentano gli interessi degli africoti», Davide Flachi, dell’omonima famiglia. Un nome, quello dei Flachi, «che non ha bisogno di presentazioni », riferibile a Giuseppe “Pepè” Flachi (Davide è il figlio, con un precedente per estorsione, accusato di curare gli interessi del padre), il boss che dopo «i lunghi anni trascorsi in carcere, esercita ancora un dominio incontrastato ». Un incontro, quello di due anni fa in centro città, che ha svelato agli inquirenti la presenza di Romeo nel business delle cooperative per conto dei clan di Africo attraverso la società Edilscavi, che lavorava per la Tnt, multinazionale delle spedizioni in cui gli inquirenti avevano accertato già la presenza dei Flachi, che durava da almeno vent’anni. Uno studio, quello di Santoro, in cui avevano sede sia la stessa Edilscavi, che la Al.Ma costruzioni, altra società dietro la quale si celavano i personaggi raggiunti dai provvedimenti restrittivi con l’accusa di associazione mafiosa, impegnata nei cantieri di viale Lombardia e via Mauri. «Tale figura, riferimento fiduciario del Mascaro – scrive il gip riferendosi a Santoro – appare come elemento chiave nell’evoluzione delle società sopra nominate, tanto che diverse riunioni vengono proprio svolte nel suo studio. Lo stesso, appare anche importante al fine di ricevere suggerimenti per evitare le attenzioni degli inquirenti. Santoro partecipa alla costituzione delle cooperative “farlocche”, consapevole che gli apparenti soci/ legali rappresentanti non coincidevano mai con i reali dominus». Santoro non risulta iscritto all’Ordine dei commercialisti di Monza, né a quello di Milano. Altri legami dell’indagine del Ros con la Brianza, riguardano Seregno e Paderno Dugnano, dove le cosche controllavano il business dei parcheggi all’esterno di alcuni locali notturni.
f.ber.