Comitato creditori, la banchenon ci vogliono più entrare

Comitato creditori, la banchenon ci vogliono più entrare

Monza – Doveva essere l’organo decisionale intorno al quale si sviluppava tutta la procedura. Questo, infatti, era previsto per il Comitato dei creditori nella riforma fallimentare, chiamato a decidere se accettare o meno le proposte di rientro dai debiti degli imprenditori. Un ruolo che, tuttavia, non è mai decollato.

Anzi. Alla fine tutto o quasi è tornato nelle mani del giudice delegato chiamato a intervenire in assenza di decisioni da parte del Comitato o, come spesso succede, in assenza del Comitato stesso. Le banche, che grazie ai loro uffici legali avrebbero i mezzi per gestire un organismo del genere, ormai se ne lavano le mani. Quando hanno crediti da esigere depositano le loro istanze ma si guardano bene dall’impegnarsi nel Comitato dei creditori: non vogliono assumersi responsabilità, anche se, in fondo, se le procedure non funzionano per un verso è pure colpa loro. Gli istituti di credito fanno più fatica di prima a concedere credito o finanziamenti per chi deve comprare una casa o un immobile.

E così le procedure non riescono a vendere tempestivamente e non incassano soldi da ripartire tra i creditori. Nella sostanza la banche mettono in atto un circolo vizioso attraverso il quale danneggiano anche se stesse. A organizzare i creditori, quindi, vengono chiamati piccoli imprenditori, fornitori oppure i lavoratori di un’azienda che si sono rivolti a un avvocato. Per comporre il Comitato, insomma, si fa una gran fatica. Non solo: una volta creata la struttura capita che i componenti non si vedano mai o quasi. E’ così che tutto torna nelle mani del giudice delegato chiamato dalla legge a rientrare in gioco nel caso in cui la situazione rimanga bloccata. L’ennesima sconfitta della riforma, sconfessata nei fatti per tornare a un modo di fare.