Chiude la cappella della villa RealeRaccolte 100 firme per dire «no»

Chiude la cappella della villa RealeRaccolte 100 firme per dire «no»

Monza – Un guscio vuoto. Così gli affezionati fedeli della cappella della villa Reale temono possa diventare la loro chiesetta ora che don Pietro Belloni, dopo quarant’anni di servizio come cappellano, si è ritirato in pensione. Una preoccupazione che i fedeli, una trentina quelli più intraprendenti e agguerriti, hanno voluto esprimere con due lettere inviate all’arciprete di Monza, monsignor Silvano Provasi, al parroco di San Biagio, don Marco Oneta (da cui dipende la cappellina) e anche al sindaco, Marco Mariani.

La lettera – «La chiusura della chiesetta addolora tutta la comunità – scrivono -. La nostra costernazione non deriva tanto dalla comodità di cui abbiamo goduto fino a questo momento, e cioè il fatto che soprattutto gli anziani potessero usufruire di una chiesa con un ampio parcheggio e senza alcuna barriera architettonica, ma soprattutto per il finire di una comunità di fede, profondamente inserita nel territorio. Rinunciare a una chiesa viva vuol dire perdere un aggancio con un quartiere che ha una sua storia e una particolare caratteristica». Nessun sacerdote, infatti, sostituirà don Pietro alla guida della cappella. Di conseguenza le celebrazioni, sia feriali che festive saranno soppresse a partire dal prossimo mese.

Petizione – Una decisione, questa, condivisa e appoggiata dalle gerarchie ecclesiali, dal vicario episcopale, monsignor armando Cattaneo, dal decano di Monza, monsignor Silvano Provasi e da tutti i parroci della città, ma che inevitabilmente ha suscitato immediati malumori tra i circa trecento habitué della cappella progettata dal Piermarini. «Non potevamo stare con le mani in mano e abbiamo deciso di organizzare una raccolta firme, per far sentire la nostra voce, per esprimere ai sacerdoti e alle autorità civili il nostro dolore per questa scelta che ci lascia profondamente rammaricati», spiegano i firmatari delle due lettere.

Le firme
– E così, approfittando della celebrazione di saluto a don Pietro, che si è svolta la scorsa domenica, sono state raccolte più di cento firme. «Ne aspettiamo però altrettante dall’associazione dei Marinai d’Italia e contiamo che anche gli Amici dei musei e l’Università popolare possano darci una mano – spiegano i fedeli coinvolti nella protesta -. Speriamo in questo modo di riuscire a convincere chi di dovere a continuare il servizio religioso, almeno il sabato sera e la domenica». Ma la preoccupazione dei fedeli riguarda anche i preziosi arredi contenuti nella cappella. «Temiamo che si debba assistere al solito “scippo” per motivi di sicurezza o di giurisdizione, senza avere la certezza di un intervento che salvaguardi il nostro diritto a voler conservare una parte importante del nostro passato». Sarah Valtolina