Carate, parla l’avvocato Colciago«Il mio assistito è distrutto»

Carate, parla l’avvocato Colciago«Il mio assistito è distrutto»

Carate – Ivan Colciago, penalista e difensore di fiducia di Alberto Arrighi, infila il portoncino in ferro del carcere Bassone di Como e si ritrova avvolto da gelo e domande. Ha appena incontrato l’armaiolo accusato di omicidio volontario: un faccia a faccia di un’ora, in vista dell’interrogatorio di convalida del fermo fissato per domani, venerdì. «Mi chiedete come sta? È in stato confusionale ed è distrutto».
Avvocato Colciago, Arrighi si è reso conto della gravità di ciò che ha fatto?
«Forse non si è ancora davvero reso conto delle conseguenze. Inizia forse ora a capire la portata di questi drammatici fatti. Ha spiegato il perché non solo del delitto, ma di una modalità così macabra per liberarsi del corpo? Io penso che soltanto degli esperti potranno dare una giustificazione a un gesto di totale e assoluta follia».
Significa che è pronto a chiedere una perizia psichiatrica per dimostrare che Arrighi non era, tutto sommato, in possesso di tutte le facoltà mentali al momento dell’omicidio?
«Vuol dire che di fronte a simili fatti è sempre utile rivolgersi a degli esperti perché accertino ogni cosa. Anche cosa possa averlo spinto a compire un delitto che, ripeto, è un gesto di totale follia».
È pentito di quanto ha fatto?
«Più che altro è molto preoccupato per le conseguenze sulla sua famiglia. Durante il nostro incontro ha chiesto ripetutamente notizie della moglie e delle figlie: è preoccupato per loro».
E per il suocero? Le ha parlato del ruolo che ha avuto nella distruzione del cadavere?
«Su questo preferisco non dire nulla: Emanuele La Rosa si è infatti avvalso della facoltà di non rispondere e mi sembra corretto attendere l’interrogatorio di convalida del fermo prima di parlare delle dichiarazioni del mio assistito su questo punto».
Che è fissato per venerdì…
«Esatto: il giudice delle indagini preliminari Pietro Martinelli ha fissato per venerdì mattina sia l’interrogatorio di Arrighi che quello del suocero».