Carate, neonata morta nel 2006In tribunale è scontro di perizie

Besana, il medico va in pensioneNiente mammografie al Viarana

Carate – Confronto tra consulenti al processo che vede un ginecologo 60enne di Besana Brianza sotto processo con l’accusa di omicidio colposo in relazione alla morte della piccola Alessandra, una neonata venuta alla luce all’ospedale di Carate nel 2006 e morta dopo due giorni al reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Lecco in seguito ad una grave insufficienza cardiocircolatoria. Nell’ultima udienza è toccato ai periti della pubblica accusa e della difesa illustrare le loro conclusioni sulla presunta responsabilità del professionista brianzolo. Che, secondo il capo di imputazione, starebbe nel non aver fatto sottoporre la madre della piccola, una giussanese di 32 anni, a parto cesareo nonostante le ostetriche avessero ravvisato tracce di sangue nel liquido amniotico. Opposte le conclusioni dei due consulenti. Per l’accusa la scelta di insistere con il parto naturale avrebbe costituito una negligenza, dopo la scoperta del liquido amniotico “sporco”, che avrebbe provocato una notevole sofferenza del feto. Circostanza quest’ultima smentita dallo specialista della difesa, un ginecologo dell’ospedale Niguarda di Milano, secondo cui, sulla base di determinati parametri, la bambina era da considerarsi sano. Di fatto, a qualche ora di distanza dal parto la bimba, venuto alla luce con un basso livello di sangue in circolazione, versava già in gravi condizioni. La difesa, comunque, è parsa voler spostare l’attenzione del giudice sul momento successivo al parto, quello in cui la bimba era stata incanulata per aiutarla nella respirazione. Un eventuale negligenza che però non sarebbe imputabile al ginecologo attualmente sotto processo.Un dubbio insinuato anche nel corso della scorsa udienza dopo l’audizione del neonatologo di Lecco intervenuto d’urgenza per cercare di salvare la piccina. La prossima udienza, prevista il 3 novembre, è quella in cui dovrebbero testimoniare i due anatomopatologi che hanno effettuato l’autopsia sul corpo della neonata. Vista la complessità e le implicazioni tecniche del processo, il giudice Franca Anelli, all’esito dell’audizione di questi altri due specialisti, potrebbe anche disporre una perizia collegiale. La mamma, all’epoca, era reduce da tre aborti: in questi anni, è riuscita ad avere un bambino.
Federico Berni