Carate, in migliaia ad Agliateper la “Befana sul Lambro”

Carate, in migliaia ad Agliateper la “Befana sul Lambro”

Carate – Ore 18.10. Ecco la prima fiammella. Si è accesa sul ponte, e un bambino la dondola allegramente. Subito un’altra, e un’altra ancora. È iniziata così, lanterna dopo lanterna, la ventiquattresima edizione della “Beafana sul Lambro”, andata in scena ad Agliate ieri sera, mercoledì, e organizzata come sempre dalla Commissione cultura alternativa e dal Comitato per il diritto al mito-festa del bambino in collaborazione con la gente della Valle del Lambro. D’un tratto il ponte e le rive del fiume si sono ricoperte di luci, scomparendo velocemente sotto i piedi degli spettatori che si preparavano a vivere la magia della Befaneira. Nell’aria il profumo di vin brulè e zucchero a velo, la musica dolce dei fiati e della cornamusa accompagnata dal coro di grandi e piccini acclamante la vecchina.
In migliaia anche quest’anno si sono riversati sulle rive del Lambro per assistere alla nuova edizione della “Befana”, dedicata al Lambro, alle paure e al ricordo ancora vivo dell’onda nera che lo ha travolto portando con sé i timori e gli errori del genere umano. Proprio l’“Ondaneira” ha dato inizio allo spettacolo e sovvertendo, l’ordine di scena, è calata sul fiume, come un enorme sipario nero. Si agitava, si contorceva, seguendo il ritmo lento e solenne della musica, come a esprimere il lutto della natura di fronte alla catastrofe, svelando un fiume di lacrime che sgorgavano copiose dall’inconsolabile occhio del Lambro.
Ecco però comparire una misteriosa figura: tiene in mano una scure, la agita, sembra voler tagliare il sudario nero che copre le acque. È l’artifizio poetico. È la capacità del fiume di riuscire, nel tempo, a sanare se stesso e le sue ferite passando “dalla vita alla morte, e dalla morte non alla vita, ma a una morte viva”. Sulla riva ecco dunque comparire una fanciulla vestita di bianco: si china, sembra voler accarezzare l’acqua, e, con dolcezza soave, semina fiori e petali per accompagnare il cammino del fiume e segnare il tempo della rinascita. Poi di nuovo silenzio e buio, rotti dall’improvviso bagliore di fuochi e fiammelle pronti a svelare un carnevale di lische di pesci, candelabri e scheletri . Ballano, giocano tra le acque del Lambro incuranti dell’allusione macabra che li accompagna. È già magia. Il pubblico, incantato, viene accompagnato nel mondo della fantasia, delle idee e della poesia. Tutti si ritrovano improvvisamente bambini, anche i più scettici, di fronte alla capacità di trasformare i brutti ricordi di una ferita ecologica ed esorcizzarla, tramutando le immagini del dramma in drammatica commedia. Ed è subito festa.
Folli animali scoppiettanti irrompono in scena, un enorme scheletro-pesce danza allegro al ritmo incalzante della musica, illuminato dai mangiafuoco, e mentre l’acqua ribolle di giochi, luci e magia, ecco sbucare dal ponte la Befana, “portatrice d’acqua nuova”. Accolta sulle rive dai bambini, con doni ed entusiasmo, anche quest’anno la vecchina ha compiuto la sua magia. Niente dolci, né carbone, per la Befana del Lambro. Solo un grande regalo per tutti: sorrisi e speranza.
Michela Salerno