Carate, fallimento DiametraQuattro anni e mezzo a Butti

Carate – Quattro anni e mezzo di reclusione e cinquantamila euro di risarcimento provvisionale. L’accusa ne aveva chiesti più di cinque, per Edoardo Butti, accusato di truffa aggravata a bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento di Diametra, l’impresa edile di Besana protagonista di una brutta vicenda che, nel 2005, vide come vittime dodici famiglie, per le quali l’acquisto di una casa in via Alta, nella frazione Costa Lambro di Carate, si trasformò in un incubo. La sentenza è stata pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Giuseppe Airò.
Il geometra besanese era accusato di essere la vera mente dietro gli affari di Diametra. Contro di lui si è costituita parte civile una professoressa di educazione fisica di 36 anni originaria di Biassono che aveva firmato un contratto di compravendita di un bilocale nello stesso complesso di Costa Lambro. Butti era accusato di aver indotto la donna a sottoscrivere il rogito il 10 novembre 2005, quando cioè il tribunale di Monza aveva già decretato il fallimento dell’azienda. L’accusa di bancarotta, invece, riguardava un "buco" di circa 188mila euro.
Più severa della sentenza finale la richiesta avanzata dal pm Manuela Massenz, che ha inteso anche replicare all’arringa della difesa di Butti, che in sostanza ha sminuito le pretese della parte civile sostenendo che la donna avrebbe potuto ricomprarsi la casa all’asta, dichiarandosi “indignata”. Nelle sue conclusioni, invece, l’avvocato di parte civile, il monzese Alessandro Meregalli, ha sottolineato come dalla vicenda emerga una “avidità di denaro ed una bramosia rara, ed una scaltrezza nel frodare le persone”.
Sempre secondo la tesi accusatoria, accolta dal collegio, Butti era il vro “deus ex machina”, della Diametra. Un amministratore di fatto, nonostante lui avesse sempre detto di non aver mai ricoperto alcun ruolo, se non per mero spirito di solidarietà nei confronti degli operai che richiavano il posto, essendo lui un Pastore della chiesa evangelica. Una scelta processuale che sì è rivelata controproducente, visto che gli altri due imputati, i fratelli Adriano e Giuliano Camesasca, erano stati condannati con il rito abbreviato, a pene comprese fra un anno e mezzo, e due anni. Tre dei quattro anni e mezzo pronunciati per Butti verranno scontati perché rientrano comunque nell’indulto.
Federico Berni