Calcio, tifosi e “biscotti” Quel moralismo ipocrita

Monza – Stiamo sul pezzo, visto che d’altro non si parla: lo scandalo o presunto tale di Lazio-Inter nella surreale notte dell’Olimpico, con i tifosi di casa che unanimi e minacciosi suggeriscono – meglio, ordinano – ai propri giocatori di arrendersi, consegnarsi senza colpo ferire ai nerazzurri di Mourinho. In odio e dispetto alla Roma, non sia mai che una comunque molto improbabile vittoria dei biancocelesti (ma anche un pareggino) finisca per regalare o scudetto alla “Maggica”. E nel segno di un riprovevole e del pari molto radicato sentimento che da sempre alberga negli uomini – figurarsi tra gli ultras del calcio – , ovvero la vendetta. Piatto da consumarsi freddo, com’è noto.

Quante polemiche, ma soprattutto quanta ipocrisia. Si sono scatenati i benpensanti, in particolare, vedi caso, quelli direttamente interessati: la presidentessa della Roma, dottoressa Rosella Sensi, il responsabile della gestione risorse umane sempre del club giallorosso, Montali. Perfino un tifoso vip come l’attore Carlo Verdone. Tutti a stracciarsi le vesti, a levare alti lài in nome della cultura sportiva violata, dello spirito sportivo tradito. Tutti a sottolineare lo schifo di un polpettone mai visto. Mai visto? Forse mai in modo così eclatante, ma mai visto, no. L’esecrabile Lazio-Inter – a proposito: che c’entra l’Inter in ogni caso? – è stata non più falsa di quanto siano state Parma-Roma e ancor più Bari-Roma.

I moralisti a giorni alterni e di memoria corta afflitti adesso gridano allo scandalo. Perché ora qualcuno ha pestato loro i nobili calli. Quelli che, ah, l’indispensabile sacrale contemporaneità delle partite in calendario, altrimenti si falsano i campionati. Quelli che gli ultras non devono condizionare le partite, tenere in scacco giocatori e club. Gli stessi che per denaro, tanto denaro, sempre più denaro, si sono piegati alle esigenze delle televisioni. Quelli dello “spezzatino”. Gli stessi che hanno venduto l’anima a Murdoch, già per le prossime stagioni: tutti, senza eccezioni, a cominciare da Rosella Sensi, che siede nel Direttivo di Lega e non risulta abbia preso le distanze dalle decisioni unanimemente – ripeto, unanimemente – assunte. Il criterio di contemporaneità delle gare, l’anno prossimo, varrà solo per l’ultima giornata in calendario, capirai.

Sul “peso” della componente ultrà si era espresso con chiarezza Fabio Capello: le societàne sono ostaggio. Apriti cielo, un coro di proteste seppellì don Fabio. Domenica i tifosi laziali hanno imposto ai propri giocatori una resa senza condizioni all’Inter. Gli ultras romanisti avevano fatto di peggio o di meglio, a seconda di come si voglia vederla: arrivarono a far sospendere una partita di cartello all’Olimpico, e nessuno o quasi di quelli che oggi indossano la veste verginale osò fiatare. Gli stessi ultras che impuniti accoltellano e si accoltellano fuori e dentro lo stadio. Gli stessi che a inizio stagione, Spalletti ancora console, assediarono a Trigoria la squadra reduce da una sconfitta a Udine e le diedero la sveglia con allegre bomba-carta. Folclore, dài. E le vestali, zitte e allineate.
Giancarlo Besana