Brugherio, riduzione in schiavitù12 anni allo sfruttatore di donne

Concorezzo – Condanne a dodici anni e quattro mesi e a quattro anni di reclusione per i due immigrati macedoni sfruttatori delle prostitute tra il Malcantone e Brugherio. La sentenza è stata pronunciata martedì dai giudici della Corte d’Assise di Monza. Pena più severa per Kuitim Kurpali, al quale è stata confermata l’accusa di riduzione in schiavitù (reato di competenza della Corte d’Assise) oltre a quella di sfruttamento della prostituzione contestata anche a Gazmen Kurpali. Per il primo dei due imputati, la Corte ha pronunciato una condanna più pesante rispetto alle richieste del sostituto procuratore Donata Costa, che aveva chiesto otto e sei anni di reclusione. Le condanne tengono conto della scelta del rito abbreviato, che dà diritto alla riduzione della pena di un terzo.

Stangata, dunque, per Kuitim Kurpali, ritenuto il personaggio di spicco di una banda che sfruttava ragazze rumene, albanesi e italiane sui viali brianzoli. Al dibattimento si è arrivati solo dopo una complessa indagine partita dalla stazione carabinieri di Brugherio, che due anni fa aveva fermato un pensionato che faceva scendere dalla macchina tre prostitute ad una stazione di servizio al confine con Concorezzo. L’indagine, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, aveva portato anche all’esecuzione di una dozzina di arresti nei confronti dei due macedoni e di altri sfruttatori albanesi, giudicati al tribunale di Milano, competente territorialmente. Nel corso del processo sono state sentite due ragazze rumene, che si prostituivano in Brianza. Una ha tentato di difendere gli imputati, dicendo di aver scelto volontariamente di vendersi, l’altra, in sostanza, ha confermato le tesi accusatorie, sostenendo di essersi inizialmente fidanzata col presunto sfruttatore, per poi venire costretta ad andare in strada.

«L’organizzazione reclutava le donne nei paesi d’origine, le toglieva il permesso di soggiorno e le portava in Italia dopo aver procurato loro documenti falsi e abitazioni da cui non potevano uscire», ha detto il pm.
Una volta sistemate in vari alloggi, case affittate regolarmente, in cui vivevano segregate e sorvegliate a vista, di notte le donne (rumene ed ucraine soprattutto) venivano portate al confine tra Concorezzo, Monza, Agrate, e Brugherio. Nelle intercettazioni, era emersa anche una trattativa tra due sfruttatori per “comprare” una donna al prezzo di 3.000 euro e di un’altra obbligata ad abortire perché continuasse ad essere “produttiva”. I due sfruttatori, attualmente, sono a piede libero, uno dei due per gravi problemi di salute.
f. ber.