Azzurro, lilla, ocra, verde e biancoMonza, il centro come Arlecchino

Azzurro, lilla, ocra, verde e biancoMonza, il centro come Arlecchino

Monza – «Il colore soprattutto, forse più del disegno, è una liberazione», amava ripetere il pittore Henri Matisse. E devono averlo preso alla lettera gli amministratori della nostra città che negli ultimi anni hanno sparso macchie di colori un po’ ovunque per il centro storico. Verdi brillanti, caldi arancioni, algidi azzurri, seducenti viola e signorili bianchi: una tavolozza di luci brillanti pensate per esaltare ed evidenziare dettagli importanti, particolari artistici e angoli preziosi. Ma è davvero questo quello che pensano i passanti ogni qual volta si soffermano a osservare le stranezze proposte dai professionisti incaricati dal Comune?

Piaccia o non piaccia una cosa però è certa: i colori sono troppi. Ma non solo, a volte la tonalità è eccessivamente intensa, quasi grottesca. Capita così che la Roggia Pelucca di piazza Trento brilli di un verde smeraldo (o padano?), come una grotta misteriosa, scrigno prezioso e suggestivo di nascosti tesori. E che dire del lilla che avvolge il retro della basilica, lungo vicolo Lambro, proprio all’altezza del portone di ingresso del Museo e tesoro del duomo. Ma la caleidoscopica creatività degli architetti della luce consultati dall’amministrazione nel corso degli anni non conosce davvero limiti, e ha regalato ai monzesi un arengario ambrato e, ultimi in ordine di tempo, i due fasci di luce azzurra che colpiscono i nuovi rosoni artistici realizzati in via Vittorio Emanuele.

Verde, lilla, azzurro, arancione e perfino viola. Il più scaramantico dei colori ha per un po’ di tempo caratterizzato in modo decisamente originale la facciata del Palazzo comunale e il monumento ai caduti di piazza Trento. In quel caso, come spiegò lo stesso assessore ai Lavori pubblici Osvaldo Mangone, si trattò di un errore tecnico, causato da alcune interferenze radio che entravano in conflitto con l’impianto di illuminazione computerizzato.

A fare da cornice a questa pioggia di iridescenze colorate c’è il bianco, sobrio ed elegante (forse fin troppo poco utilizzato), impiegato per illuminare le vie del centro storico: Italia, Carlo Alberto, Vittorio Emanuele e le stesse piazze Trento e duomo. In quest’ultima, in particolare, la creatività dello studio di architettura di Francesco Iannone ha pensato a un’illuminazione artistica, quasi a voler ricreare una sorta di palcoscenico suggestivo, come un teatro a cielo aperto. Qui i fasci di luce “si muovono” in continuazione, evidenziando di volta in volta diversi particolari, dal rosone ai dettagli della facciata del duomo. Come scordare poi la villa Reale, simbolo austero della pulizia delle linee, trasformata in una sorta di Las Vegas in salsa brianzola. La facciata blu, e poi rossa e persino ricoperta dal tricolore ha suscitato non pochi malumori e decise polemiche perfino tra i più estrosi.
Sarah Valtolina