Arcore, in aula vincono gli alpiniLa giunta deve salvare lo chalet

Arcore, in aula vincono gli alpiniLa giunta deve salvare lo chalet

Arcore – Pubblico delle grandi occasioni, dialettica accesa e vin brulè a volontà offerto dagli alpini. E’ stato un vero e proprio evento il consiglio comunale di mercoledì scorso, con colpi di scena e show personali. L’argomento, una mozione per costringere la maggioranza a chiudere l’iter per la ristrutturazione dello chalet degli alpini dopo 12 anni di lungaggini, era di quelli sentiti. Non solo perchè gli alpini ad Arcore sono 150 e offrono un contributo civico fondamentale.

Ma anche perché la mozione è stata promossa da due consiglieri di maggioranza, Alessandro Ambrosini (anche presidente del consiglio) e Sandro Savini, entrambi del Pdl. E se ancora non fosse chiaro: due membri della maggioranza hanno sostanzialmente “obbligato” i propri colleghi a darsi una svegliata. Perché la cosa è suonata proprio così, anche quando i promotori, a turno, hanno cercato di spiegare che nei loro cuori l’iniziativa non aveva certo i connotati di un gesto di sfiducia nei confronti della giunta. Chi ha guardato il sindaco in quel momento ha notato una smorfia inequivocabile. Ma alla fine nessuno se l’è sentita di bocciare la mozione, tanto meno davanti agli alpini, esasperati e bisognosi di garanzie che ne scongiurassero la dipartita da Arcore verso amministrazioni comunali in grado di fornire una sede.

Il rischio era questo e il presidente Valerio Viganò lo aveva detto chiaramente durante una conferenza stampa sabato scorso: “La decisione era già stata presa, anche se a malincuore. Avremmo abbandonato Arcore, stremati da dodici anni di promesse mai mantenute. Poi è arrivata la mozione di Ambrosini e Savini”. “I tempi erano strettissimi ha spiegato Ambrosini- perchè il gruppo alpini doveva dare delle risposte. La mozione è peraltro uno strumento istituzionale. Non critichiamo nessuno, ma serviva un’accelerata”. E l’obiettivo è stato centrato perchè la giunta si è impegnata concretamente, il centrodestra ha approvato il documento e il centrosinistra non si è fatto certo pregare per dire sì a un provvedimento che in un solo colpo appoggiava un’associazione di volontariato e evidenziava distonie tra gli avversari.

Tutti contenti dunque, chi più chi meno. Tutti tranne uno, il neo capogruppo del Pdl, Stefano Picotti Savelli che proprio non è riuscito a ignorare l’elefante rosa che lui vedeva in mezzo all’aula. “Signori -ha tuonato- questa è una mozione di sfiducia. Io sono rimasto basito, se ne poteva parlare prima all’interno. Per onestà intellettuale non posso tacere, ci stiamo facendo dare delle lezioni dall’opposizione. Sappiate che di questa questione ce ne stavamo occupando in tre, c’erano difficoltà oggettive, come quei 71mila euro già stanziati che sono serviti per un’emergenza presso la chiesetta del Bruno. Difficoltà che Ambrosini e Savini conoscevano benissimo”. Sull’eco interminabile di queste parole Picotti ha lasciato l’aula e fuori microfono, a caldo, si è lasciato sfuggire anche la ferma volontà di dimettersi da ogni incarico.
Valeria Pinoia