«AmicoSenegal», quando l’Africaresta dentro e cambia le priorità

«AmicoSenegal», quando l’Africaresta dentro e cambia le priorità

Monza – Un viaggio-vacanza che si è trasformato in una serie di “viaggi della speranza”. Nasce infatti da un soggiorno turistico in Senegal l’esperienza di “AmicoSenegal”, associazione monzese che conta una trentina di volontari. Cinque anni fa, reduce da un difficile intervento chirurgico, Francesca Sormani, presidente della onlus nata nel 2006, si reca in vacanza nella regione senegalese della Casamance, già travagliata dalla guerriglia indipendentista. Qui viene a contatto con una realtà locale caratterizzata da povertà e forti problemi sociali, ma anche ricca di tradizioni, cultura, e calore umano, in cui operano una decina di suore della congregazione del Sacro Cuore di Maria. Scatta la solidarietà, tra i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, e la ragazza italiana alle prese con una difficile riabilitazione. «È stata un’esperienza che mi ha toccato nel profondo, ero in condizione di capire le loro sofferenze: un contatto che mi ha aiutato anche a superare i miei problemi», spiega. E al ritorno in Italia, la decisione di fare qualcosa di concreto, con l’aiuto del padre e degli amici. Prima piccoli aiuti nati grazie al tam-tam. Poi, 4 anni fa, la creazione di AmicoSenegal, che oggi raccoglie 10-15mila euro l’anno (cui si aggiunge l’impegno della ditta Flou di Meda), e sostiene 300 bambini, e una serie di strutture realizzate in loco: due orfanotrofi, le scuole materna ed elementare.

L’attività della onlus infatti si concentra su due fronti. Il primo riguarda il sostegno allo studio dei bambini. L’organizzazione scolastica pubblica funziona poco (ci sono classi con 80 bambini), e le scuole private costano troppo: 120 euro l’anno di retta. AmicoSenegal contribuisce a sostenere allo studio 300 bambini, con un contributo di 90 euro l’uno.

Poi ci sono i progetti “strategici”: tra gli ultimi, la realizzazione di una scuola materna a Oussye, con 6 classi e servizi, per circa 180 bambini, inaugurata lo scorso 8 novembre. Inoltre, l’associazione si è impegnata per migliorare la situazione delle puerpere, che in caso di complicazioni non possono contare su aiuti immediati. L’ospedale più vicino si trova a 70 km, e i tassisti, per ragioni culturali, non caricano le partorienti. «Abbiamo migliorato la struttura di ostetricia presente nel villaggio (cui oggi si recano anche donne provenienti dalla vicina Guinea-Bissau), e acquistato un pick-up, che per molte donne, costrette a recarsi in ospedale, rappresenta la salvezza», chiosa Sormani.

Giuliano Da Frè