A Monza si ruba ormai di tuttoSparite targhe di studi e panchine

In Brianza si ruba ormai di tutto. Dopo i tombini, le statue dei cimiteri, i canali di rame, a Monza è la volta le targhe di ottone e acciaio degli studi professionali e delle panchine nei giardinetti pubblici.
A Monza si ruba ormai di tuttoSparite targhe di studi e panchine

Monza – «Temo che tra breve saremo costretti a installare l’antifurto persino per difendere i panni stesi». È un’ironia amara quella del presidente della circoscrizione Uno, Massimiliano Longo, che denuncia un furto tanto assurdo quanto incredibile. Dall’ingresso del condominio di via degli Zavattari 1 (il palazzo dell’Upim, per intenderci) ignoti hanno rubato nei giorni scorsi sei targhe di ottone di altrettanti studi legali e notarili. Nella stessa notte altre targhe sempre nel centro storico sono state prelevate dalle loro sedi. Un vero e proprio blitz che ha lasciato sgomenti i passanti e mandato su tutte le furie i professionisti colpiti.

Oltre al danno anche la beffa: non solo saranno costretti a rimpiazzare le targhe rubate, ma dovranno farlo anche nel più breve tempo possibile per evitare di perdere clienti disorientati dalla mancanza di un riferimento all’ingresso dello studio. Non è andata meglio all’ingresso del palazzo dell’Upim in via Gambacorti Passerini, davanti all’Agenzia delle entrate. Anche qui sono state prese di mira le targhe degli studi professionali. In questo caso ad avere la peggio è stato anche il muro, imbrattato da scritte nere. Dopo l’escalation di furti di rame nei cimiteri che sta flagellando mezza Brianza e i tombini rubati, ora il nuovo business degli ignoti ladri potrebbero essere le targhe incise.

Non stupisce che i ladri di targhe si siano concentrati proprio tra piazza Trento, piazza Citterio e il ponte dei leoni, dove sono presenti la gran parte degli studi dei professionisti che esercitano in città. «Mi auguro che, per quanto spiacevole, questo rimanga un episodio isolato – ha concluso Longo – non vorrei che dopo i furti delle statue nei cimiteri e quello dei tombini, ci tocchi ora assistere anche a questa nuova forma di delinquenza ».

Le panchine
– «Come si possono rubare due panchine?». Questa la domanda di molti residenti della zona Cazzaniga che la scorsa settimana passeggiando in largo Alpini hanno notato l’assenza delle strutture di alluminio che da sempre fanno parte dell’arredo urbano creato proprio per dare risalto alla zona in cui si erige il monumento dedicato agli alpini. E’ stato un cittadino il primo ad accorgersi del furto, restando allibito.

«Le avevano installate nel 2008 – ricorda Benito Falasco, consigliere della circoscrizione Cinque -, a giugno, quando è stata inaugurata l’intera area definita proprio Largo Alpini. Uno spazio tranquillo, in cui potersi riposare. Solo pochi mesi fa avevano iniziato nuovi lavori per sistemare anche i cestini e altre piccole imperfezioni. Il furto è stato nella notte tra il 19 e il 20 aprile, un mercoledì. Proprio la mattina stessa, mentre stavo andando a verificare alcune cose al mercatino della Coldiretti di via Bachelet, un cittadino mi ha segnalato l’accaduto. Dopo aver verificato ho avvertito l’ufficio arredo urbano del furto e li ho allertati perché venissero a fare un sopralluogo ».

I cittadini non capiscono come sia possibile rubare delle panchine, per quale motivo una persona dovrebbe prendersi la briga di svitare e rubare un oggetto di tutti. «Purtroppo avevo avvertito i tecnici, quando le hanno messe – continua il consigliere Falasco – che quattro semplici bulloni non erano sufficienti perché le panchine fossero irremovibili. Certo avranno un valore anche economico ma il gesto lascia tutti allibiti. Spero che quando ne rimetteranno delle nuove le inchioderanno al terreno. Che realizzino delle strutture che siano una garanzia e un antifurto. Ho proposto anche di realizzare degli archetti di sicurezza da cementare nel terreno perché le panche non potessero muoversi.
Sarah Valtolina
Alessandra Sala