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Industria: addio a Giovanni Santambrogio, il re delle acque minerali

Una storia nata in Brianza: il mondo dell'industria ha detto addio a Giovanni Santambrogio, il re delle acque minerali.
Lissone Giovanni Santambrogio
Lissone Giovanni Santambrogio

Due storie parallele, e di successo imprenditoriale. Entrambe nate in Brianza. Negli anni Cinquanta Bernardo Caprotti era volato negli Stati uniti e aveva scoperto il mondo della grande distribuzione, traducendola nell’Esselunga italiana.

Giovanni Santambrogio aveva fatto lo stesso, negli stessi anni: ma negli Usa aveva messo gli occhi sulle fabbriche d bevande come Coca Cola, Pepsi Cola, 7up. «Trovando la conferma – scrive la famiglia – di un mondo nuovo molto più avanti dell’Italia». In Italia, di lì a poco, l’avrebbe portato, fino a diventare il “re delle acque minerali”».

Industria: addio a Giovanni Santambrogio, nato a Lissone e volato a New York

Santambrogio è morto martedì scorso, all’età di 96 anni. Era partito da Lissone nel 1928, dove già il nonno aveva una piccola fabbrica di gassose. Gli studi classici a Milano, poi il lavoro con il padre che produceva acque gassate nel paese brianzolo e intanto gli studi in legge (completati nel 1954). Ritagliandosi peraltro il tempo di giocare a calcio prima nella nazionale dell’Università cattolica e poi in serie C, nella Pro Sesto, per quattro anni: un modo, ricorda la famiglia, anche per «guadagnarsi i soldi per la prima vetturetta».

Nonostante i risultati, lascia il calcio, si iscrive all’albo degli avvocati e procuratori di Monza, ma c’è altro nel suo destino: il viaggio a New York e la scelta di lasciare l’avvocatura per il mondo dell’impresa. Tutto quello che è accaduto negli anni successivi porta i nomi di un universo ben presente all’immaginario di tutti: la Santambrogio di Lissone, ovviamente, poi la Boario, Baveno, Birra Wuhrer, Birra Sempione, Gajum e Fontenova, Giommi e Fontenova, la Bibital e poi il successo della Gocce di Carnia, raccolta dopo una cattiva gestione e portata in tre anni a triplicare fatturato e mercato, raggiungendo dal Triveneto Germania, Austria, Repubblica Ceca e persino gli Stati uniti. Sono marchi è società in cui ha avuto ruolo differenti: consigliere di amministrazione o presidente.

Lissone Giovanni Santambrogio
Lissone Giovanni Santambrogio

Industria: addio a Giovanni Santambrogio, da Boario a Wurher

Una storia tra le tante: nel 1971 Giovanni Santambrogio aveva venduto Boario ai francesi della Bsn. Un anno dopo “viene chiamato dal gruppo Wuhrer come consigliere delegato della società – si legge nella sua biografia – L’azienda di Brescia aveva risentito in maniera preoccupante della recessione e stava perciò attraversando un momento pericolosissimo. Santambrogio riesce, in un solo esercizio, a rifarsi delle grandi perdite subite dall’azienda negli anni precedenti e, nel 1975, chiude il bilancio in pareggio. Sente che, per uscire dalle strettoie imposte dal mercato interno, è necessario dedicarsi all’esportazione ed ecco che la Birra Wuhrer, per nulla intimidita dalle più risonanti marche straniere, tedesche ed olandesi, che fino ad allora avevano dominato incontrastate il mercato internazionale, va ad esportare in America la Crystall Wuhrer, combattendo in tal modo – e vittoriosamente – la recessione”.

Industria: addio a Giovanni Santambrogio, l’azienda creata “mattone su mattone”

Le spalle, d’altra parte, e l’intuito imprenditoriale, Santambrogio se le era costruiti nei quindici anni precedenti, di ritorno dagli Usa, diventando presidente della Boario. “Dalle poche unità nel 1956 la manodopera dello stabilimento di Boario si va via arricchendo, fino a superare le 500 unità lavorative. Vengono installati nuovi impianti modernissimi, eseguite nuove costruzioni, eretti nuovi capaci capannoni secondo i dettami delle tecniche più moderne, sicché lo stabilimento di imbottigliamento di Boario diventa uno tra i più importanti in Italia, tanto da costituire un modello di perfezione, di efficienza e di tecnica moderna”, immortalato anche da un video ancora presente sull’Archivio Luce in occasione del primo Congresso nazionale sull’imbottigliamento acque minerali.

L’azienda da lui creata, mattone su mattone, si pone all’attenzione generale per la sua particolare struttura di azienda modello, esemplare, oltre che per il suo rendimento sul piano strettamente economico, per quella fitta rete di rapporti personali che ha saputo costituire fra tutti coloro che, a diversi livelli, fanno parlare di essa – ricorda ancora la famiglia – La società Boario nel 1971 è leader in Italia con una quota di mercato pari al 10 % su 1 miliardo di litri di acqua minerale consumati in Italia”.
Ha avuto quattro figli: Filippo, Roberto, Rossella e Annalisa. I funerali si sono celebrati sabato a Milano.