Seregno: la storia di “resistenza e perdono” di Maiti

L’associazione culturale “L’Umana avventura” di Seregno, in sala Gandini, ha organizzato la presentazione del libro “ Maiti:resistenza e perdono” col traduttore Daniele Bonanni, seminarista della Fraternità san Carlo.
Il seminarista Daniele Bonanni e il presidente di Umana Avventura,Carlo Camnasio
Il seminarista Daniele Bonanni e il presidente di Umana Avventura,Carlo Camnasio Paolo Volonterio

L’associazione culturale “L’Umana avventura” di Seregno, in sala Gandini, ha organizzato la presentazione del libro “ Maiti:resistenza e perdono”, di Maiti Girtanner con Guillaume Tabard, edizione Itaca e l’incontro col traduttore Daniele Bonanni, seminarista della Fraternità san Carlo. Una storia vera di coraggio e perdono. Il presidente dell’associazione, Carlo Camnasio, nel dare il benvenuto ai presenti e introdurre la serata ha ricordato che “la storia contenuta nelle pagine del libro all’apparenza incredibile è piena di una forza e di una attualità che è dirompente ancora oggi”.

Tra gli ospiti Letizia Bordazzi, presidente dell’associazione centri culturali, l’assessore alla Cultura Federica Perelli e il sindaco Alberto Rossi, il quale è intervenuto affermando tra l’altro che: “Il tema della resistenza è legato al perdono e che la storia è fatta di storie di donne e uomini, finché non conosciamo il dolore”.

Daniele Bonanni ha esordito dicendo che: “Tutto ciò che è vero e bello, come scriveva Dostoevskij, ed è sempre pieno di perdono. Tuttavia, il perdono è qualcosa che manca terribilmente nella nostra società, dove la prima accusa senza fondamento può diventare virale e rovinare definitivamente la reputazione di chiunque. Nella prefazione del libro Erik Varden ha scritto: “quanto sono necessari, allora, i racconti che parlano con autorità del significato e del potenziale trasformante del perdono”.

E poi: “Abbiamo scoperto la testimonianza di Maïti Girtanner proprio leggendo un libro di Varden” La solitudine spezzata”. E ci ha colpito al punto che abbiamo deciso di tradurre l’intero testo dal francese e proporne la pubblicazione alla casa editrice Itaca. Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano (Mt 5,44): sono le parole di Gesù che zampillano nel cuore di Maïti nei momenti più duri. Parole con cui lei dialoga e combatte, ma che alla fine incarnano quello che la sua vita grida ai lettori di oggi”.

Maïti è una ragazza svizzera nata nel 1922 da madre francese e padre svizzero, destinata a una brillante carriera da pianista. Si trova a vivere con la famiglia in Francia durante l’occupazione tedesca. Una adolescente che, grazie anche alla conoscenza perfetta della lingua tedesca, si prodiga per aiutare la popolazione francese oppressa. Una storia simile a quella di tanti che non accettarono l’oppressione nazista e si spesero in innumerevoli azioni di resistenza, scommettendo sul bene, invece, che sul proprio tornaconto personale. Come molti di loro, fu catturata e torturata ma sopravvisse. Ciò che rende la sua storia unica è l’incontro con il giovane medico della Gestapo che l’aveva ridotta in fin di vita quarant’anni prima.

Nel libro Maïti torna sugli eventi della sua vita dopo molto tempo e ne spiega lei stessa i motivi: “Se ho accettato dopo tanti anni di raccontare ciò che ho vissuto non è per ricevere un qualche brevetto di resistenza o un attestato di bravura. Ma unicamente per aiutare coloro che attraversavano il tunnel del dubbio a percepire la fiamma della speranza, per mostrare a chi ha conosciuto l’umiliazione che il perdono è possibile”. Ma naturalmente il perdono non si concede al vuoto.

“Il perdono concesso non cambia, da un momento all’altro, la situazione della vittima, come racconta Maïti, né elimina la sofferenza causata dal male subìto senza ragione- ha proseguito Bonanni. richiede invece un lavoro graduale per obbedire alla realtà che si presenta così diversa dai nostri progetti. Il giudizio, che ci stupisce e ci provoca dalle pagine del libro, è chiarissimo abbiamo tutti un valore infinito agli occhi di Dio. Il nostro valore viene da lì. Non valiamo per quello che valgono i nostri meriti, valiamo per la quantità d’amore posta in noi da Dio”. Maïti, che è deceduta nel 2014 a 92 anni, ha accettato di rivedere il suo carnefice e ha capito che, nel tempo in cui non poteva più far correre le mani sulla tastiera del pianoforte, “il perdono era uno spartito da suonare a quattro mani con Dio”.