Seregno, la scuola di italiano per stranieri festeggia in musica i suoi 25 anni

L'esibizione del coro "Elikya" del Coe di Barzio ed alcune testimonianze hanno caratterizzato il pomeriggio. Sottolineato il ruolo della fondatrice Laura Borgonovo
Il pubblico in sala

«Sono contento di essere qui. Vedo tanta gente per la bella circostanza del venticinquesimo. Culture senza frontiere è di per sé un ottimo biglietto da visita, che poi è diventato una scuola. I 25 anni di attività hanno già dato un buon frutto, ora mi auguro almeno altri 25 anni di frutti. Grazie a chi ha avviato il percorso ed ha chi lo sta portando avanti, dopo l’ingresso nella Casa della Carità». Monsignor Bruno Molinari, prevosto di Seregno, ha introdotto così sabato 11 maggio, ne “L’Auditorium” di piazza Risorgimento, “Musica senza frontiere”, secondo momento di festa proposto dalla scuola di italiano per stranieri Culture senza frontiere, per i suoi 25 anni di attività, dopo la cena ospitata un paio di mesi fa dal centro parrocchiale del Lazzaretto.

Scuola stranieri: il coro “Elikya” protagonista sul palco

Il coro “Elikya” durante la sua esibizione

Il pomeriggio, condotto da Gabriele Moretto, che della Casa della Carità è il direttore, ha poi previsto la proiezione di un breve filmato, ispirato al dramma delle migrazioni sui barconi e scandito dalle parole di un passaggio del libro “Nato sul confine” del giornalista Fabrizio Gatti. Moretto ha quindi ricordato il ruolo di Laura Borgonovo, ancora oggi coordinatrice, e di alcune sue colleghe nell’avvio della scuola, prima di cedere il palcoscenico al coro “Elikya” del Coe di Barzio, che ha dipinto un repertorio molto ricco, capace appunto di inquadrare l’universalità della musica.

Scuola stranieri: le testimonianze di alcuni protagonisti

Il momento delle testimonianze raccolte da Luigi Losa

Il microfono è passato successivamente a Luigi Losa, uno dei promotori del progetto della Casa della Carità, che ha raccolto le testimonianze di Gabriella Manzoni, insegnante, e di uno studente senegalese. «Mi sono accostata alla scuola -ha spiegato Manzonidopo essere andata in pensione e sono lì da 20 anni. Questo per me è un anno fortunato, perché sto lavorando dall’inizio con lo stesso gruppo di dodici persone. L’anno scorso, invece, ho avuto a che fare con persone che, ad un certo punto, se ne andavano. Questa mobilità non consente di mettere radici ed è dannosa». Dal canto suo, lo studente, arrivato in Sicilia su un barcone il 23 aprile dell’anno passato, ha raccontato come è stato indirizzato alla scuola: «Mi sono recato in biblioteca per chiedere libri su cui studiare l’italiano e mi è stata suggerita questa opportunità. Ora il mio più grande desiderio è abbracciare mio figlio, che ha quattro mesi e non ho ancora visto. Lui e mia moglie verranno qui quando potrò offrire loro una situazione stabile». Da segnalare è inoltre il saluto di tre studenti del liceo Parini, che hanno supportato l’attività in un progetto di alternanza tra scuola e lavoro.