Monza, dentro i nuovi Musei civici In anteprima le foto degli interni

Dopo trent’anni dalla chiusura Monza si prepara a riaprire i Musei civici all’ex Casa degli Umiliati di via Teodolinda. Inaugurazione fissata sabato 28 giugno. Da una settimana il trasloco delle opere nella struttura restaurata.
Monza, i Musei civici all’ex casa degli umiliati
Monza, i Musei civici all’ex casa degli umiliati Fabrizio Radaelli

È la storia di un museo scomparso nel nulla trent’anni fa. Giorno più, giorno meno. Ed è la storia di un giacimento di opere d’arte che nessuno, o quasi, ha mai potuto più vedere per quello che è. È la storia di un’anomalia: quella di una città che non ha trovato il tempo in tre decenni di ridare un posto a un pezzo di sé – a uno dei pezzi migliori.

Tutto questo ha avuto un inizio e ha una fine: il 28 giugno, un sabato, a pochi giorni dalla festa di San Giovanni, la festa dei monzesi. Il giorno scelto dall’amministrazione comunale per riaprire i Musei civici alla Casa degli Umiliati, in via Teodolinda.

Intanto i numeri: si tratta di un patrimonio di 15mila beni artistici, con una parte consistente costituita dalle stampe e dalle incisioni, circa 13mila. Poi tele, scultura e altri oggetti d’arte, in tutto 2mila. Come – per sommi capi – i 900 dipinti o opere su griglia (sono gli affreschi strappati dalla sede originale), diverse opere su carta o album, 160 sculture, un centinaio di armi antiche o esotiche, medaglie, monete, oggetti, mobili.

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Lì in mezzo ci sono i pezzi archeologici, c’è Mosè Bianchi, c’è suo nipote Pompeo Mariani e c’è ovviamente Anselmo Bucci, poi Eugenio Bajoni, Leonardo Spreafico, Raffaele De Grada, gli artisti del Coenobium, Costantino Nivola. Quello che la città aveva, quello che ha acquisito, quanto ha ricevuto da donazioni e tutto quello che ha messo in archivio con il premio d’arte contemporanea Città di Monza e poi con la Biennale giovani. Cosa si vedrà al museo. Ecco, poco. Almeno stabilmente. Poi le opere andranno presumibilmente in rotazione perché occorre vedere tutto e perché un museo, oggi, ha bisogno di rinnovarsi, per essere sempre nuovo, essere vivo e dare anche un ragione in più per andarlo a vedere, anche se ci si è già passati. Il progetto museale sarà misurato su circa 140 opere in esposizione.

La vita quotidiana di un museo oggi è roba complicata. Ha bisogno di seduzioni. Appunto: di una ragione in più. E allora non tanto quello che ci si aspetta (Mosé Bianchi, Pompeo Mariani, Anselmo Bucci): meglio partire da quello che non ci si aspetta. E gli altri a seguire. Lo aveva fatto anche il Comune , nel 2008, nella mostra “Mostrarsi e apparire – Centro ritratti dalle collezioni civiche monzesi” curata da Graziano Alfredo Vergani, scegliendo come immagine simbolo un’opera del pittore Giuseppe Amisani, “Signora in grigio”, realizzato nel 1922: è il ritratto dell’attrice Maria Melato, che richiama subito alla memoria un’epoca precisa e uno stile che con Giovanni Boldini ha avuto ampia fortuna dentro e fuori l’Italia.

Una settimana fa le opere scelte per l’allestimento di partenza sono uscite dai magazzini per sbarcare in via Teodolinda, poi nelle case è arrivato il notiziario comunale “Tua Monza” dedicato in copertina all’apertura del museo, senza fare date. Ora il giorno c’è. E mancano solo diciotto giorni.