Fotografia: Vivian Maier “Mai vista” a Monza, una mostra alla Villa reale in autunno

“Unseen”, mai vista: è la mostra che Monza dedica a Vivian Maier dal 17 ottobre al 26 gennaio. Alla Villa reale.
Vivian Maier, Chicago, IL, n.d., Gelatin silver print, 2014 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY
Vivian Maier, Chicago, IL, n.d., Gelatin silver print, 2014 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Fotografia umanista è un’etichetta postuma: quando Eugène Atget, André Kertész, Robert Capa, Ergy Landau o Brassaï, Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau, inquadravano e scattavano subito dopo la seconda Guerra mondiale non pensavano più di tanto di fare parte di un movimento. Semplicemente inquadravano, scattavano, sviluppavano, stampavano le immagini del mondo che li circondavano. Cercando semplicemente di rappresentare quello che c’era dall’altra parte dell’obiettivo nel modo più naturale possibile.

Era la Weltanschauung, lo spirito del tempo, la volontà di non intromettersi troppo tra rappresententatore e rappresentato, piuttosto di lasciare – fatti i conti con la tecnica, fatti i conti con la natura poetica che è necessaria alla fotografia – che la vita scorresse di fronte all’obiettivo.

Vivian Maier, Self-Portrait, Chicago, IL, 1956, Gelatin silver print, 2014 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY
Vivian Maier, Self-Portrait, Chicago, IL, 1956, Gelatin silver print, 2014 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Fotografia: Vivian Maier mai vista a Monza, fotografia umanista e street photography

La fotografia umanista è la madre della street photography, la fotografia di strada, che ne prende – consapevolmente o meno – la matrice e la riverbera esacerbandone i termini, anche a sconto di rinunciare alla tecnica, alla costruzione, alla fotografia d’arte delle origini che aveva avuto tra gli altri in Man Ray l’anima e il precursore di tutto quello che sarebbe accaduto dopo.

C’era la Francia, all’epoca, all’origine di tutto, ma dall’altra parte dell’oceano accadeva altro. E accadeva tra l’altro che, consapevole o meno, una bambina nata nel 1926 avrebbe attraversato il secolo breve occupandosi di bambini e occupando tutto il suo tempo libero imbracciando una fotocamera – foto dozzinali all’inizio, professionali poi – per inquadrare, scattare, qualche volta sviluppare immagini (migliaia) di quanto incrociava per strada.

Non sarebbe mai stata consapevole di quanto ha fatto, scomparsa nel 2009 dopo diversi anni passati in una casa di riposo, ma è diventata nel tempo icona della fotografia di strada: dell’arte di saper cogliere quell’istante unico che trasforma un momento in arte.

Fotografia: Vivian Maier mai vista a Monza, il fenomeno nato per caso

Non è passato molto tempo da quando le sue fotografie sono state scoperte – complici difficoltà finanziarie, un magazzino finito all’asta con tutti i suoi negativi all’interno – ma da quando nel 2007 (meno di vent’anni fa) il figlio di un rigattiere li ha scoperti, la storia di Vivian Maier ha fatto il giro del mondo. E ora, tra poche settimane, sarà possibile scoprirne ancora un po’ a Monza, in una delle più importanti mostre a lei dedicate da quando le sue immagini sono state portate alla luce.

La mostra si chiama “Unseen”, mai vista, ed è il motivo per cui sarà uno dei progetti più importanti a lei dedicati: è la riedizione di un progetto espositivo che sta attraversando i continenti e che proprio a Monza proporrà capitoli nuovi ed esclusivi.

A organizzarla dal 17 ottobre al 26 gennaio, in un periodo in cui peraltro la città avrà nella fotografia un altro importante ed esclusivo programma di mostre, è Vertigo Syndrome, che ha trovato il sostegno della Reggia di Monza – che ospita il progetto al Belvedere.
In autunno Monza sarà anche il teatro del Monza photo fest: di entrambe le proposte culturali il Cittadino è media partner.

Fotografia: Maier mai vista a Monza, alla scoperta di “Unseen”

La mostra del Belvedere della Reggia è realizzata in collaborazione con diChroma photography, Unseen ed è annunciata come “la più importante esposizione mai fatta in Italia su questa straordinaria, riservatissima artista” con 220 fotografie, divise in 9 sezioni, che esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile: dagli autoritratti alle scene di strada, dalle immagini di bambini alle persone ai margini della società, avventurandosi anche in aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale”.

Negli spazi della Villa reale le immagini in bianco e nero, alcuni scatti a colori, i rari filmati in formato Super 8, provini a contatto, audio con la sua voce e vari oggetti che le sono appartenuti, come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica che la statunitense nata a New York il primo giorno di febbraio del 1926 ha utilizzato per tutta la vita per testimoniare il mondo che la circondava.

Parte di questo è materiale inedito di Vivian Maier che la curatrice Anne Morin presenta per la prima volta in questa mostra alla Villa reale di Monza – si legge nella presentazione del progetto espositivo – Come tutte le esposizioni realizzate da Vertigo Syndrome la mostra è arricchita da una serie di eventi collaterali che comprendono workshop artistici, conferenze sulla storia della fotografia, laboratori per i bambini e altre varie iniziative strettamente collegate al mondo della fotografia e dell’immagine in generale”.

È nel cuore della società americana, a New York dal 1951 e poi a Chicago dal 1956, che Vivian, osserva meticolosamente il tessuto urbano che riflette i grandi cambiamenti sociali e politici della sua storia. È il tempo del sogno americano e della modernità sovraesposta, il cui dietro le quinte costituisce l’essenza stessa del lavoro di Vivian Maier”.

Fotografia: Maier mai vista a Monza, l’artista a e la sua storia (misteriosa)

La storia misteriosa di Vivian Maier – scrivono gli organizzatori – è una parte importante del fascino che la sua figura riscuote nel mondo. Le persone restano incantate dalla particolarità e della forza espressiva delle foto, ma anche dalla storia della tata severa e solitaria che sviluppa in segreto il suo talento fotografico e poi muore senza lasciarne traccia.

Vivian Maier, il mistero, la scoperta e il lavoro: queste tre parti insieme sono difficili da separare”, spiega Anne Morin, curatrice della mostra.

Unseen. Le foto mai viste di Vivian Maier vuole concentrarsi però sull’opera dell’artista piuttosto che sul suo mistero, evitando di cavalcare la curiosità sulla sua particolare vicenda umana e professionale, ma contribuendo invece ad elevare il nome della Maier al livello dei più famosi street photographer affrontando l’arduo compito di esaminare la sua opera sconfinata e ancora in gran parte sconosciuta.

Per completare la conoscenza della fotografa e del suo lavoro, i visitatori della mostra – annuncia Vertigo Syndrome fondata dalla monzese Chiara Spinnato – saranno invitati ad accedere a una sala speciale, ideata appositamente da Vertigo Syndrome, dove proveranno la coinvolgente esperienza di “Essere Vivian Maier”.

E ancora: “Negli anni sessanta Vivian Maier affronta più compiutamente il linguaggio cinematografico, filmando frontalmente, senza artifici né montaggio, la realtà che osserva durante le sue peregrinazioni urbane. In un avvicendarsi che diviene stimolo reciproco, Maier alterna la macchina da presa Super 8 e la Rolleiflex, muovendosi e riprendendo inesorabilmente ciò che le si pone davanti e, una volta attratta da un elemento in particolare, immortalandolo in uno scatto”.