Brianza Faber: i sonetti minori di Ornaghi per raccontare la provincia del “fare”

Dal 29 giugno in distribuzione la raccolta di poesie pubblicata dall'Opificio monzese delle pietre dure.
Efesto forgia i fulmini di Zeus, Rubens
Efesto forgia i fulmini di Zeus, Rubens

Venticinque sonetti minori (cioè con versi più brevi dell’endecasillabo) per celebrare il “saper fare” della Brianza: così Renato Ornaghi ha immaginato la raccolta che a partire dal 29 giugno sarà in distribuzione per le edizioni dell’Opificio monzese delle pietre dure. Si intitola “Brianza Faber”, ricorrendo alla parola latina che significa “artigiano”.

Brianza Faber: i sonetti minori di Ornaghi contro la caricatura

Troppe volte la Brianza è rappresentata in maniera caricaturale, come ambito sociale in cui il valore etico del lavoro è un mero limite se non pure un difetto, mai certo motivo di encomio – dice Ornaghi -. Se ci va bene e siamo fortunati, questa nostra indefessa e un po’ folle attitudine al lavoro ‘ottimo e abbondante’ è oggetto di simpatiche prese in giro, che per carità ci stanno e che ci facciamo pure noi, dato che è sempre opportuno non prendersi troppo sul serio. Come fa ad esempio e assai bene l’amico erbese Konrad il Brianzolo, che nei suoi video su YouTube sintetizza il karma lavorativo di noi indigeni con la stringata espressione ‘fà ‘nà i man!’ [tieni attive le mani!]”.

Brianza Faber: Efesto per i sonetti minori di Ornaghi

La copertina di Brianza Faber di Renato Ornaghi
La copertina di Brianza Faber di Renato Ornaghi

Per la copertina di Brianza Faber Ornaghi ha scelto un’opera del pittore fiammingo Peter Paul Rubens che ritrae il dio greco Efesto, al lavoro nella sua officina a produrre i fulmini di Zeus. “L’opificio è il centro dell’universo, per il faber brianzolo: là dentro egli può davvero tutto – aggiunge Ornaghi”, per il quale “c’è poco da fare, noi brianzoli non siamo apollinei e men che meno dionisiaci, giusto per far riferimento ai due estremi identitari in cui il filosofo Friedrich Nietzsche ha incasellato le pulsioni dell’umanità”.

Ornaghi riconduce la scelta del sonetto minore al fatto che la provincia non è mai rappresentata, appunto, in “maggiore”, insomma una metafora del territorio, che al presente rischia peraltro – dice – di perdere il suo carattere storico. “Leggendo le venticinque poesie di Brianza Faber emergono immagini vivide, quasi “lampi dal territorio” per la brevità dei componimenti: inquadrature in primo piano cinematografico di una terra sempre raffigurata col metro poetico del “sonetto minore”. Un metro che è definito da Renato Ornaghi quale metafora di tutta la Brianza, come egli spiega nella prefazione. Lo stile poetico adottato porta sovente a un confronto impietoso tra presente e passato, con un giudizio morale sempre in favore di quest’ultimo.

Brianza Faber: i sonetti minori di Ornaghi e il presente della provincia

“Ma non è, quello di Ornaghi, un mero e scontato elogio del buon tempo antico, è anzi la presa di coscienza del fatto che in questo terzo millennio – scrive la presentazione – il “saper far bene” brianzolo è destinato a finire nel museo degli attrezzi tanto belli da ricordare, quanto inutili oggi e men che meno in futuro. L’abile artigiano brianzolo lo ha ormai già capito: a realizzare le cose belle ci penseranno a breve le macchine: sotto il freddo, efficiente e preciso coordinamento della nuova intelligenza artificiale”.