Vicenda Aeb-A2A, a Lissone c’è chi dice no: tre consiglieri parte civile, uno è della maggioranza

Per ora si tratta di una richiesta: intanto il giudice ha rinviato la decisione sull'eventuale processo a settembre.
Il municipio di Lissone

Il Comune di Lissone rinuncia a costituirsi parte civile per la vicenda dell’aggregazione industriale tra il gruppo Aeb e A2A, ma tre consiglieri non intendono rinunciarci. Due sono di opposizione: Antonio Erba (Lissone al Centro) e Marino Nava (Listone Lista Civica). Ma uno di loro – a sorpresa – è di maggioranza: Daniele Fossati (Lissone in Movimento).

Nella mattinata di venerdì 28 in occasione dell’udienza preliminare hanno chiesto di essere ammessi anche loro all’eventuale processo. Il giudice ha preso tempo: ogni decisione sull’opportunità di un rinvio a giudizio sarà presa il 20 settembre. Nel frattempo valuterà anche la richiesta dei tre consiglieri.

Vicenda Aeb, a Lissone c’è chi dice no: i motivi del consigliere Daniele Fossati

«Per me è questione di coerenza – spiega Fossati -. Già nel mese di marzo avevo protocollato una richiesta al sindaco, poi firmata anche da Omar Foligno (gruppo misto) e Stefano Arosio (Fratelli d’Italia) per chiedere la costituzione del Comune come parte civile nel processo penale. Un atto che confermava la linea che avevo seguito nello scorso mandato quando, dai banchi dell’opposizione, avevo detto no all’operazione. La mia richiesta, però, non è stata accettata. Il sindaco preferisce l’azione civilistica senza partecipare alla fase processuale penale». Queste stesse frasi Fossati le ha sentite pronunciare da Erba nel Consiglio comunale di metà aprile. Anche lui avvocato e contrario all’iniziativa del sindaco Laura Borella, con la quale aveva avuto uno scontro anche di tipo professionale. E, in quell’occasione, Erba aveva rivelato che valutava la possibilità di costituirsi lui parte civile.

Vicenda Aeb, a Lissone c’è chi dice no: ora decide il gup

«Udite quelle parole – spiega Fossati -, è stato facile parlare con Erba per un confronto. Ho chiesto a lui di verificare se ci sono i presupposti per costituirci come consiglieri per tutelare il patrimonio dell’ente. Del resto, se le tesi della Procura venissero accolte, si tratterebbe per Lissone di un danno da circa 7 milioni di euro». A loro due, poi, si è aggiunto Nava che ha condiviso l’iniziativa. Resta da capire se la richiesta andrà a buon fine.

«Non è scontato il risultato – commenta Fossati -, vediamo se il giudice ci ammette. Per noi non è possibile agganciarci anche ai capi di imputazione per il sindaco di Seregno: quello è un fatto comunale, riguarda la loro delibera. Per i tre, invece, il discorso è diverso. L’eventuale danno, che per la Procura della Repubblica è di almeno 60 milioni di euro, non deriva dall’operazione di aggregazione industriale, ma dalla sottovalutazione di Aeb».