Seregno, la rabbia di via dell’Oca «Via l’amianto dall’ex Dell’Orto»

I residenti in via dell’Oca a Seregno non si rassegnano allo stato di degrado dell’amianto che caratterizza l’area dimessa dell’ex Dell’Orto Autopulman, una delle due insistenti sulla piccola arteria nella zona settentrionale della città.
Seregno, la rabbia di via dell’Oca
«Via l’amianto dall’ex Dell’Orto»

I residenti in via dell’Oca a Seregno non si rassegnano allo stato di degrado dell’amianto che caratterizza l’area dimessa dell’ex Dell’Orto Autopulman, una delle due insistenti sulla piccola arteria nella zona settentrionale della città già finite più volte alla ribalta delle cronache nelle scorse settimane, a causa dei pericoli per la salute della popolazione che una condizione a dir poco di trascuratezza rischia di causare.

Se infatti per il comparto di riqualificazione urbana classificato con il numero 25 nel vecchio piano regolatore generale si è appena registrato uno spiraglio di ottimismo, stante l’accordo tra i suoi titolari ed il governo locale, che a breve dovrebbe produrre quantomeno una sua pulizia, lo stesso non si può dire per l’appezzamento citato in apertura, per il quale da tempo è in corso un confronto tra gli abitanti stessi e gli uffici.

«La nostra richiesta all’amministrazione comunale di pubblicare il verbale protocollato dall’attuale proprietà -hanno scritto i residenti in una lettera, inviataci in redazione- in merito alla valutazione del degrado dell’amianto sul capannone che ospitava gli autobus, non ha sortito gli effetti desiderati. A questo punto, essendo stata disattesa la nostra istanza, che era finalizzata alla salvaguardia della salute pubblica, tocca a noi la presentazione». Ecco il suo dettaglio: «La valutazione del grado di consistenza, che certifica la facilità di rottura delle coperture, è pari a due, come quella per la presenza di fessurazioni, sfaldamenti e crepe e quella della friabilità e dello sgretolamento, conseguenza del solo parziale inglobamento dei fasci di fibre.

L’indice di ventilazione è stato quantificato in uno, poiché la copertura non si trova in prossimità di bocchette di ventilazione, mentre quello derivante dalla vicinanza a luoghi di vita o lavoro è attestato a quota due. Per la vicinanza a finestre, terrazze, e balconi la stima è stata pari a due, quella per la prossimità ad aree scolastiche e luoghi di cura a tre e quella per la vetustà della copertura, che è stata installata prima del 1980, a quattro».

La conclusione è quindi amara: «La sommatoria totale di queste voci porta a 56, un ammontare per il quale la legge esige la rimozione dell’amianto entro e non oltre dodici mesi. Noi non possiamo che denunciare questa situazione inaccettabile e pretendiamo che in tempi brevi vi sia un intervento risolutivo da parte degli enti comunali responsabili».

La questione è stata recentemente oggetto di dibattito in consiglio comunale, dove l’assessore ai Parchi, all’ecologia ed all’ambiente Flavio Sambruni aveva classificato l’indice al di sotto di quota quarantacinque, con la possibilità , di conseguenza, per la proprietà di risolvere il problema entro tre anni e non uno solo. I cittadini la pensano però diversamente.