Quel 21 maggio di trent’anni fa Giovanni Paolo II in Brianza

Trent’anni fa, come oggi, Monza e la Brianza vissero un evento storico: il 21 maggio 1983 papa Giovanni Paolo II visitò la città di Teodolinda e abbracciò 500mila giovani in autodromo. I tanti ricordi di coloro che vissero quella giornata indimenticabile.
Il Papa in autodromo con i giovani
Il Papa in autodromo con i giovani Radaelli

Se chiedi oggi ai ragazzi del 1983 di raccontare di quel pomeriggio di maggio a Monza, diranno della pioggia, della festa, di quel senso di moltitudine gioiosa mai visto prima in città. Erano in 500.000, quel 21 maggio di trent’anni fa, all’autodromo, per accogliere papa Giovanni Paolo II. «Lui ha sempre mostrato fiducia nei giovani e lo confermò anche in quell’occasione, chiamandoci “speranza della Chiesa e della società” – ricorda Cristina Gironi -. Durante quel discorso all’autodromo ci incitò a costruire una società nuova, capace di allontanare i fantasmi del passato, il terrorismo, la violenza, la contestazione». L’entusiasmo si era caricato con il passare dei giorni.

La tappa in autodromo, infatti, rappresentava la fase finale del ventesimo Congresso eucaristico nazionale, che ha vissuto anche a Monza alcuni significativi momenti. Tantissimi i giovani provenienti dagli oratori del decanato, che allora si resero disponibili per allestire le tende dentro al parco, dove si svolgevano i momenti di preghiera e le confessioni. «Non ci siamo persi una parola di quel discorso – racconta Giuseppe Civati – e quello che ancora oggi mi rimane è l’invito che papa Wojtyla ha rivolto a noi giovani di non avere paura di Cristo, ci ha detto di cercarlo in ogni momento della nostra vita». Un entusiasmo travolgente, nonostante le nuvole, la pioggia che poi in serata è arrivata e un’organizzazione non abituata a folle tanto numerose. A ottobre, cinque mesi dopo la storica visita del pontefice a Monza, la diocesi volle ricambiare l’invito, tornando a Roma, a salutare il papa. «Eravamo in aula Nervi e dopo il discorso ufficiale il papa scese verso le prime file per salutare gli ospiti – spiega monsignor Dino Gariboldi, allora arciprete di Monza -. Mi vide e si avvicinò ricordandomi quanto fosse stato bello l’incontro con i ragazzi in autodromo». E fu proprio don Dino uno dei protagonisti di quella storica giornata per la città. Lui accolse il pontefice all’autodromo e lui, insieme al cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano e ai canonici del duomo, lo accompagnò all’interno della basilica, dove volle inginocchiarsi in preghiera davanti all’altare su cui era posata la Corona ferrea.

Il pontefice aveva visitato il giorno prima Desio, paese natale di Pio XI e Seregno, al quale era legato da vecchia amicizia. Monza sarebbe stata tappa intermedia prima dell’incontro con gli operai a Sesto San Giovanni e del concerto, in serata, alla Scala di Milano. A raccontare il dietro le quinte di quella storica giornata è il sindaco di Monza di allora, Emanuele Cirillo. «La scorta del pontefice fu molto rigorosa. Il papa avrebbe raggiunto il duomo, dopo l’incontro con i giovani in autodromo, percorrendo il rettilineo che da piazza Citterio porta al duomo. Mi opposi subito a quella decisione, che avrebbe causato una vera e propria rivolta sociale». Se si fosse mantenuto quel percorso i monzesi non avrebbero potuto accompagnare l’arrivo del papa. Inoltre il protocollo di sicurezza, inasprito dopo l’attentato di due anni prima, prevedeva l’evacuazione degli appartamenti di via Carlo Alberto che si affacciavano sulla strada e il posizionamento in alcuni di questi di cecchini preposti alla sicurezza. «Provai a convincere i collaboratori del papa in ogni modo, ma sembravano irremovibili – continua Cirillo -. Fu poi un tecnico del Comune, un geometra, a suggerirmi la soluzione». Ecco che qualche giorno prima dell’arrivo di Wojtyla a Monza comparvero in via Carlo Alberto tre grosse buche sul manto stradale. «Dicemmo che si trattava di un gusto alle tubazioni – continua il primo cittadino – e a quel punto la scorta del papa accettò di seguire le nostre indicazioni in merito al tragitto». E così il papa poté raggiungere la basilica tra un mare festoso di gente.