Morte Garofalo, chiesti tre ergastoli «Cosco agì per odio profondo»

Secondo l’accusa è stato “l’organizzatore” dell’omicidio di Lea Garofalo e ha “sfruttato cinicamente le debolezze e le fragilità di Lea e anche di sua figlia”. Con questa motivazione il pg di Milano Marcello Tatarella ha chiesto la condanna all’ergastolo per Carlo Cosco. Non contestata l’aggravante mafiosa.

Secondo l’accusa è stato “l’organizzatore” dell’omicidio di Lea Garofalo e ha “sfruttato cinicamente le debolezze e le fragilità di Lea e anche di sua figlia”. Con questa motivazione il pg di Milano Marcello Tatarella ha chiesto la condanna all’ergastolo per Carlo Cosco, ex compagno della collaboratrice di giustizia uccisa nel novembre 2009 a Milano, fatta sparire bruciandola e i cui resti furono ritrovati a Monza, in via Marelli. Il movente sarebbe stato l’odio.

«È impensabile che gli si possano concedere le attenuanti generiche – ha affermato il pg – Cosco ha attirato Lea Garofalo nella sua trappola. Io non so se si meriti l’odio di sua figlia, e sinceramente neppure mi interessa, quello che so è che la pena che si merita e’ l’ergastolo e con lui suo fratello Vito».

Avrebbe agito mosso «dall’odio profondo che nutriva verso di lei che l’aveva abbandonato e soffriva del disonore tipico degli ambienti criminali mafiosi». Cosco aveva detto alla Corte di avere ucciso Lea per un raptus prendendola a pugni.

«Non abbiamo mai contestato l’aggravante mafiosa, malgrado le sollecitazioni della stampa e della parte civile – ha chiarito il pg – perché siamo convinti che in questo omicidio c’è una compresenza di fattori come il dolore di Cosco di essere stato abbandonato, il disonore, l’odio profondo che nutriva per questa donna sin dalla fine degli anni ‘90».

Il pg ha chiesto altri due ergastoli per Vito Cosco e per Rosario Curcio e una condanna a 27 anni per Carmine Venturino, il pentito che in una confessione aveva indicato dove ritrovare il corpo della donna. E che con le sue parole avrebbe scagionato i due imputati per cui è stata chiesta l’assoluzione: Massimo Sabatino e Giuseppe Cosco erano stati condannati in primo grado all’ergastolo (in tutto in primo grado gli ergastoli erano stati sei).

«Non sono certo che siano estranei all’omicidio – ha affermato Tatangelo – ma il dubbio ce l’ho e dopo le dichiarazioni di Venturino tra due possibili innocenti in galera e sue possibili assassini fuori la mia coscienza di uomo e di magistrato mi impone di chiedere che siano assolti».