Monza: un ostello della gioventù e housing sociale dai Barnabiti

Un ostello da 50 posti letto per i giovani e due appartamenti destinati all’housing sociale nell’edificio di proprietà dei padri Barnabiti.
La sede dell'associazione Antonia Vita-Carrobiolo di Monza
La sede dell’associazione Antonia Vita-Carrobiolo di Monza

Un ostello da 50 posti letto per i giovani e due appartamenti destinati all’housing sociale saranno realizzati a Monza nell’edificio tra vicolo Carrobiolo e vicolo Scuole di proprietà dei padri Barnabiti. Il progetto, che non prevede alcun incremento della volumetria dell’immobile, ha ottenuto il via libera dalla giunta: le undici camere e i due alloggi saranno ricavati tramite la ristrutturazione e il risanamento conservativo dei 715 metri quadri esistenti e saranno gestiti dall’impresa sociale Il Carro che da molti anni organizza le attività socio-educative del Carrobiolo: la società fa parte del Consorzio Comunità Brianza e aderirà a Confcooperative-Federsolidarietà.

Monza: un ostello della gioventù e housing sociale dai Barnabiti , prezzi calmierati per fasce precise della popolazione

L’ostello sarà aperto a prezzi calmierati a studenti, lavoratori e persone fragili: con la convenzione firmata con il Comune, il Carro si impegna a mettere a disposizione dell’ente uno dei due appartamenti eventualmente liberi a costi inferiori del 20% rispetto alle tariffe ordinarie e a contattare i servizi sociali per verificare la possibilità di inserire famiglie bisognose prima di assegnarlo.

Monza: un ostello della gioventù e housing sociale dai Barnabiti , «accolta la richiesta per offrire spazi in pieno centro storico»

«Abbiamo accolto la richiesta dei padri Barnabiti – afferma l’assessore all’edilizia privata Marco Lamperti nell’ottica di offrire spazi di housing sociale in pieno centro storico». «Poter contare su una struttura simile che si coordina con i nostri uffici – aggiunge il responsabile del welfare cittadino Egidio Riva – ci permette di ampliare la rete di intervento e supporto alle famiglie più fragili, in un’ottica di sempre maggior capillarità e integrazione dei servizi».

La congregazione non dovrà versare alcun contributo di costruzione in quanto l’immobile è destinato ad attività socio-educative.