Monza, “messa in sicurezza e autorecupero”: gli antagonisti del Boccaccio propongono modifiche al Pgt

In via Timavo a Monza i residenti continuano la convivenza forzata con il centro sociale Boccaccio. Intanto gli antagonisti propongono modifiche al Pgt.
Il corteo per il Foa Boccaccio in via Mentana
Il corteo per il Foa Boccaccio in via Mentana nel 2021 Fabrizio Radaelli

L’estate è bollente in tutta Monza, ma in via Timavo un po’ di più: gli animi dei residenti continuano a scaldarsi a causa dell’infelice convivenza forzata con il centro sociale Boccaccio, che tra una manciata di giorni celebrerà i due anni di occupazione illegale della proprietà privata al civico 12.

Monza: gli antagonisti del Boccaccio e la difficile convivenza con via Timavo

Lo scorso venerdì una piccola delegazione è stata ricevuta dall’assessore alla Sicurezza della giunta Pilotto Ambrogio Moccia, che «resta sempre l’unico a interessarsi delle nostre sorti, per quanto non abbia competenza diretta sullo sgombero».
Lo spiega uno di loro, chiedendo l’anonimato per evitare possibili ripercussioni, e ribadendo – anche via mail alle istituzioni di ogni ordine e grado – che «per me e per gli altri residenti l’occupazione dell’area da parte del Boccaccio è motivo di degrado: ci sentiamo defraudati di un piano di riqualificazione che avrebbe portato valore aggiunto alla nostra strada. Abbiamo convissuto per due anni e siamo stanchi: ci auguriamo di non doverli sopportare per un terzo. Per questo continuiamo e continueremo a chiedere con forza lo sgombero e il ripristino della legalità. E per raggiungere il nostro obiettivo metteremo presto in campo nuove azioni».

Monza: gli antagonisti del Boccaccio, variante “per interventi di messa in sicurezza e autorecupero”

Gli antagonisti, però, la pensano diversamente e lo scrivono anche nero su bianco nelle undici pagine del documento che hanno messo a punto in occasione dell’avvio di procedimento di variante al Pgt in corso e che hanno inviato a piazza Trento.
Per il Boccaccio quella di via Timavo 12 rappresenta “un’esperienza di riappropriazione e autorecupero popolare contro la speculazione”: precisano infatti che “nel corso di questi primi due anni di occupazione il collettivo ha messo in atto interventi di messa in sicurezza e autorecupero delle strutture preesistenti, in continuità con l’esperienza ventennale maturata in questo campo” – vale a dire dall’epoca di via Boccaccio 6, nei primi Duemila, fino alla penultima (per ora la più lunga della loro storia) di via Rosmini 11.

Monza: gli antagonisti del Boccaccio, il documento presentato in Comune

Il documento è dettagliato e mostra anche come il centro sociale abbia suddiviso i diecimila metri quadri in tre differenti aree a seconda delle nuove destinazioni d’uso individuate. La prima ha portato alla realizzazione di spazi comuni per le assemblee, di una foresteria e di una libreria in quelli che erano gli ex uffici, poi di una palestra popolare e di una sala per il cineforum e di un’altra per i concerti all’interno dell’ex granaio e, ancora, di uno spazio espositivo, di una palestra per l’arrampicata e di un cinema all’aperto sotto quella che è ancora oggi la tettoia.
La seconda area ora accoglie un orto e spazi per eventi all’aperto, mentre la terza si sta spontaneamente rinaturalizzando.

Il processo di autorecupero dello stabile di via Timavo 12 – si legge tra le conclusioni – intende proporsi come modello di intervento su uno spazio abbandonato in opposizione alle mire speculative della proprietà. Ripensare la destinazione d’uso dell’area su principi ecologici e solidali costituisce una forma di resistenza di fronte al modello di città iscritto nel Pgt vigente