Monza: le piogge della primavera hanno decimato la produzione del miele

Dopo le annate della siccità, a compromettere la produzione è stata l'acqua, che ha lavato il nettare dei fiori. E non è tutto.
Monza: i fondatori di Apincittà
Monza: i fondatori di Apincittà Fabrizio Radaelli

Qualcosa si potrà recuperare, ma solo se le condizioni climatiche riusciranno finalmente a stabilizzarsi. Intanto, però, molto è andato perso e su quel molto non c’è più nulla da fare. Mai come quest’anno la produzione di miele è stata così scarsa: colpa delle piogge forti e costanti che hanno rovinato le fioriture.

«Tiglio e acacia sono ormai compromessi», spiega Mattia Cappello, apicoltore urbano e presidente della onlus Apincittà. «Di questi tempi sarebbe il momento della seconda smielatura: invece, non è stata fatta nemmeno la prima. Non riusciamo a fare previsioni su quella che potrà essere la produzione di quest’anno: al momento possiamo ipotizzare una contrazione del 50%. La speranza è di riuscire a recuperare qualcosa del millefiori, grazie ai fiori di campo».

Monza: il miele e le annate difficili tra siccità, pioggia e sbalzi di temperature

«I forti scrosci di pioggia durante le fioriture primaverili hanno letteralmente lavato via il nettare dai fiori: quel poco che le api sono riuscite a raccogliere, lo hanno tenuto per sé», aggiunge Luca Pisoni, giovane apicoltore (per ora) nel tempo libero, ma già impegnato in diverse attività didattiche al Creda del parco di Monza. «L’ultima annata positiva è stata nel 2020. Poi, tra siccità e sbalzi di temperature, le cose non sono più andate nel verso giusto. Speriamo si riesca a salvare qualcosa del tiglio, che al parco sta fiorendo bene in questi ultimi giorni, e che le api riescano poi ad approfittare anche dell’ailanto e del rovo. L’acacia e i primi millefiori sono saltati: qui da noi, ma anche in molte altre regioni d’Italia, seppure per motivi diversi. Al sud infatti la mancanza di nettare è dovuta alla forte siccità».

L’equilibrio, sottile, tra il clima, le piante e le api «è ora più fragile che mai, ed è importante prendersi cura di ogni anello della catena: è quello che cerco sempre di spiegare alle classi che vengono in visita al Creda. Un altro aspetto preoccupante, riferisce Cappello, è la «riduzione del numero di api nelle arnie: è stata una primavera fredda, oltre che bagnata, e le regine hanno deposto meno uova».

Monza: le temperature che hanno tenuto “sveglie” le api

La primavera fredda è stata anticipata invece da un inverno eccezionalmente mite e anche questo ha influito sul comportamento delle api: spiega infatti Pisoni che «le api, che di solito in inverno entrano in uno stato di quiescenza, spinte dalle temperature poco rigide sono uscite invece dalle arnie, senza però trovare cibo per nutrirsi: si sono stancate e hanno perso energie preziose». «Nelle arnie di alcune delle nostre famiglie abbiamo posizionato i melari solo la scorsa settimana: prima, non avrebbe avuto senso»: un’ulteriore testimonianza delle condizioni di difficoltà arriva da Marinella Aprile, una delle due volontarie che si dedica alla cura delle famiglie che hanno trovato casa negli spazi dell’oasi della biodiversità di Enpa Monza e Brianza.

«Il nostro obiettivo – spiega – non è quello della produzione di miele: ci occupiamo del innanzitutto del benessere delle quattro famiglie che ora stanno da noi e di organizzare attività didattiche. Quel poco nettare che riescono a raccogliere quando escono dall’alveare al momento è sufficiente alla loro sopravvivenza. Rispetto agli anni scorsi, durante questa primavera abbiamo osservato anche un altro cambiamento: in passato, a partire dal mese di aprile, notavamo la presenza di nidi selvatici di vespe e calabroni: quest’anno non ci sono».