Miracolati nell’incidente sul Sinai Il tour operator deve risarcire

Dopo cinque anni, per due cittadini di Ronco Briantino rimasti gravemente feriti durante una gita nel deserto del Sinai, è arrivata la sentenza del tribunale di Monza: il tour operator ‘I viaggi del Turchese’ dovrà risarcire 385mila euro.

Doveva essere la classica settimana di relax. Pacchetto turistico ‘all inclusive’, comodità e agio tra i paesaggi del Sinai, e i fondali da sogno del Mar Rosso. L’incubo ha preso forma il 12 settembre 2008 contro un muretto di cemento, in pieno deserto. Lo schianto della jeep, il bilancio drammatico: tre turisti italiani, due donne e un uomo, morti,e altrettanti feriti.

Dopo cinque anni, per due cittadini di Ronco Briantino, Mauro Perego e S.N.,rimasti gravemente feriti, è arrivata, a parziale consolazione, la sentenza del tribunale di Monza, che ha riconosciuto in capo al tour operator ‘I viaggi del Turchese’, che ha venduto il pacchetto vacanza ai due brianzoli, l’obbligo di risarcire, alle due parti offese un risarcimento complessivo di 385mila euro. I due facevano parte della comitiva che aveva prenotato la gita denominata “Supersafari”: escursione nel deserto, giro a dorso di dromedario in riva al mare, e bagno finale. Saliti sui mezzi “si erano resi conto che erano privi dei dispositivi di sicurezza”. I piloti, poi, osservando il digiuno del Ramadan, “non erano adeguatamente nutriti”. Il conducente, soprannominato scherzosamente “Shumacher”, ha “ingaggiato una gara con l’altra jeep lungo un rettilineo”, prima di schiantarsi. Il tour operator si è difeso escludendo ogni responsabilità, essendo stata l’escursione “organizzata” e proposta esclusivamente in loco” da una locale società egiziana.

Il giudice Carlo Albanese, della prima sezione del tribunale civile ha accolto invece le tesi dell’avvocato monzese Carlo Cappuccio, stabilendo “la piena responsabilità contrattuale organizzativa (a dir poco approssimativa) del tour operator”. Numerosi gli elementi emersi nell’istruttoria, che facevano pensare “alla diretta partecipazione all’organizzazione dell’escursione” (“pubblicizzata” anche sul sito internet di riferimento) da parte della società condannata. Questa, per esempio, avrebbe dovuto valutare “a priori”, le ricadute sulla “prontezza dei riflessi” dell’autista, conseguenti al “digiuno forzato dovuto alla pratica religiosa del Ramadan”. Per conto del tour operator, parla l’avvocato Massimo Piazza, del foro di Parma:“ stiamo valutando molto attentamente la possibilità di impugnare la sentenza”. Durante il processo, il legale ha detto di “aver sostenuto che l’escursione non era compresa nel pacchetto turistico, quindi non c’è responsabilità del tour operator”. La “Viaggi del Turchese”, ha aggiunto, “è società molto seria, che opera in Egitto da 20 anni, oltre che tutelata da polizze in grado di garantire la copertura del danno”.