Mezzago, ancora sciopero alla Flowserve contro i 61 licenziamenti

Ancora lavoratori in sciopero davanti ai cancelli della Flowserve di Mezzago contro i possibili 61 licenziamenti.

Lavoratori della Flowserve Mezzago ancora in sciopero per scongiurare il i 61 licenziamenti. Nel pomeriggio di giovedì 30 maggio le braccia si sono nuovamente incrociate e i lavoratori si sono riuniti nel presidio, organizzato dalle sigle sindaci di FIM CISL e FIOM CGIL, fuori dalla sede di Mezzago della multinazionale statunitense. Il tempo per trovare un accordo stringe. La procedura di licenziamento collettivo aperta il 5 aprile per 61 licenziamenti su 179 occupati a Mezzago terminerà il 19 giugno “e, dopo questa data, l’azienda potrà procedere con i licenziamenti — protestano i sindacati -. Nonostante gli appelli e le disponibilità di interlocuzione date dalle istituzioni e dalla IV Commissione di Regione Lombardia e dalle forze politiche, l’azienda procede sulla sua strada”.
A mostrare la propria vicinanza al lavoratori giovedì sono stati diversi i rappresentanti politici giunti al picchetto. Dalla politica, con il sindaco Massimiliano Rivabeni e Giorgio Monti (avversari alle urne alle prossime amministrative), fino ai rappresentanti del di Regione e Provincia del Partito Democratico – in Regione, tra cui Gigi Ponti, e in Provincia e anche il candidato alle europee Emanuele Fiano del Pd e di altri partiti.

Mezzago, ancora sciopero e il tempo stringe

«Ancora una volta ci troviamo a manifestare davanti alla Flowserve – ha spiegato Adriana Geppert di Fiom Cgil Brianza -. La procedura di licenziamento collettivo termina il 19 giugno e non ci sono passi avanti nella trattativa. L’unico segnale distensivo dato dall’azienda nei confronti delle mobilitazioni che ci sono state è quello di prevedere un budget di incentivazione all’esodo un po’ più sostanzioso. Bisogna però dare anche una prospettiva industriale credibile al sito di Mezzago».
I sindacati hanno voluto ribadire la contrarietà a questa scelta: «Noi vogliamo che la multinazionale resti sul territorio – ha proseguito Geppert -. La decisione dell’azienda è quella i delocalizzare la produzione in India. L’incentivazione all’esodo è uno degli strumenti. Noi abbiamo chiesto di attivare gli ammortizzatori sociali per chi non accetta l’incentivazione all’esodo perché bisogna salvaguardare l’occupazione e il reddito di questi lavoratori. Continueremo con la discussione perché ancora una volta una multinazionale che ha usufruito di ammortizzatori sociali in passato decide di spostarsi in un altro paese solo per aumentare i profitti».

Mezzago, ancora sciopero e l’affitto del capannone

«Un altro problema riguarda la questione dell’affitto – ha aggiunto Gloriana Fontana di Fim Cisl Monza Brianza Lecco -. Nell’ultimo incontro hanno spiegato le opzioni e che hanno cominciato le trattative con i proprietari dei capannoni. Loro hanno intenzione di rimanere solo in una parte di quelli attuali. La riduzione è drastica e bisognerà vedere se il proprietario accetterà. Questo potrebbe quindi porre in forse la permanenza a Mezzago. Il nostro obiettivo è che non venga trasferita in altri luoghi».
I sindacati hanno poi annunciato quali saranno i nuovi passaggi: «Settimana abbiamo importanti appuntamenti – ha chiuso Geppert -. Il 5 con l’azienda e il 6 con la IV Commissione di Regione Lombardia. vedremo come andrà e speriamo di no doverci trovare ancora qua fuori»