La Brianza velenosa e il malaffare L’inchiesta di Report tocca Monza

«Gli affari sporchi nel tombino»: si intitola così l’inchiesta firmata dal team Gabanelli pubblicata su Corriere.it, il sito del Corriere della Sera. C’è tanta Brianza. A partire dalla fonte che racconta come ogni tipo di porcheria finisca sottoterra, nelle fognature, attraverso i tombini. Diecimila litri al giorno.
Milena Gabanelli negli studi televisivi di Report
Milena Gabanelli negli studi televisivi di Report <?EM-dummyText Crediti?>

«Gli affari sporchi nel tombino»: si intitola così l’inchiesta firmata dal team Gabanelli pubblicata su Corriere.it, il sito del Corriere della Sera. C’è tanta Brianza.

A partire dalla fonte che racconta come ogni tipo di porcheria finisca sottoterra, nelle fognature, attraverso i tombini. Diecimila litri al giorno. «E’ un ex dipendente di un’azienda che a Monza si occupa di rifiuti speciali. Un ex che ora – si legge – fa l’informatore dei carabinieri».

Per conto di quella azienda guidava le autobotti, quelle degli spurghi. Un business a prescindere, per chi lo fa, e una spesa non indifferente per chi ne ha bisogno. E questo nella regolarità. Invece, l’ex racconta di un altro mondo, che va al contrario: «Fingi di ripulire le fosse biologiche del giardino di un condominio e ributti lo scarico nel pozzetto del giardino successivo» spiega. L’avrebbero fatto persino in una caserma dei carabinieri: «In una grande di Vimercate, con quattro, cinque biologiche».

«Le grosse pompe che dovrebbero aspirare lo scarico, buttano dentro altri rifiuti». Quali? Terre di spazzamento contaminate di piombo e idrocarburi prodotti dalle autovetture sull’asfalto, rifiuti speciali molto tossici, come il cromo. Tutto dentro ai tombini.

Il meccanismo, sempre secondo l’ex operaio, è molto semplice: agli autisti il datore di lavoro concede di effettuare degli spurghi in nero, per conto proprio, in cambio però pretendono che facciano i lavori “sporchi”. Nei tombini, ma anche sottoterra, nei giardini e nei campi: «con il benestare (e il benefit) dei proprietari». Oppure con la forza. E qui entra in gioco la malavita, in particolare la ’ndrangheta, che sulla movimentazione terra, e il ramo rifiuti ha sempre voce in capitolo, magari anche in regime di monopolio.

Nelle varie indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia ci sono intercettazioni lampanti sul fenomeno, come quella dell’anziano che piange al telefono perché non vuole che gli scarichino rifiuti nel suo terreno. E poi a Desio c’è stata l’operazione Star Wars, la Gomorra della Brianza, con la scoperta di una mega discarica usata dai malavitosi per buttarci di tutto un po’. E poi Infinito, nel 2010.

Nell’articolo del Corriere di fa riferimento diretto anche alle istituzioni, in particolare alla Regione: «Tutti gli assessori all’ambiente dal 1995 al 2010 sono finiti nei guai» si legge. E che la Lombardia «con l’80 per cento di rifiuti speciali» sia terreno fertile di malaffare nel settore è stato confermato anche dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Il trattamento è un business e gli impianti per farlo sempre meno. E quelli che ci sono chiudono: è accaduto a Monza, nel 2010, a San Rocco. Questione di puzze. Così i camion per smaltirli devono andare sempre più lontano. Ma lo fanno davvero?

«A far chiudere l’impianto di Monza – si legge ancora – la Provincia. L’allora assessore Fabrizio Sala, oggi sottosegretario regionale con delega per l’Expo 2015, promise di trovare un’altra destinazione entro tre mesi, oggi ha detto che di quei rifiuti non ne sa niente». Sala è stato anche ripreso in un filmato, racconta che lo stop fu determinato anche dalle pressioni dei comitati di cittadini.