Ius Scholae, cosa ne pensa la Brianza: «Non serve, vanno snelliti i tempi della burocrazia e della cittadinanza»

Cosa pensa la politica della Brianza sullo Ius Scholae e sul dibattito sul riconoscimento della cittadinanza italiana.
Luca Santambrogio, sindaco di Meda e presidente della Provincia di Monza e Brianza
Luca Santambrogio, sindaco di Meda e presidente della Provincia di Monza e Brianza

«Non serve cambiare la legge: sarebbe, invece, opportuno accorciare i tempi per il rilascio della cittadinanza». Luca Santambrogio, presidente leghista della Provincia e sindaco di Meda, interviene sul dibattito che in pieno agosto ha diviso il centrodestra.
La miccia è stata innescata da Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier di Giorgia Meloni insieme a Matteo Salvini, e coordinatore nazionale di Forza Italia che per settimane ha ribadito la necessità di introdurre lo jus scholae per consentire ai ragazzi nati in Italia o arrivati da piccoli di ottenere la cittadinanza dopo aver frequentato la scuola nel nostro Paese per dieci anni, senza dover attendere il compimento dei diciotto anni.
La proposta è stata rigettata in modo sdegnato dalla Lega e da Fratelli d’Italia, ma il sasso gettato nello stagno potrebbe mettere a rischio la tenuta del Governo se in Parlamento la norma venisse approvata grazie a una inedita alleanza tra azzurri e centrosinistra.

Ius Scholae, cosa ne pensa la Brianza: il presidente della Provincia MB, Luca Santambrogio

«La legge attuale è buona – commenta Santambrogio – in Italia vengono rilasciate più cittadinanze che in altre nazioni: lo jus scholae e lo jus soli, oltretutto, nel resto d’Europa non esistono. Ritengo, invece, che vadano snelliti la burocrazia e i tempi di attesa: si potrebbe, ad esempio, concedere quasi automaticamente il riconoscimento ai diciottenni che ora devono richiederlo prima di compiere i 19 anni. Nel 2023 a Meda i nuovi italiani sono stati circa 130: tra loro ci sono adulti» che poi trasmettono il diritto ai figli.

Ius Scholae, cosa ne pensa la Brianza: l’ex assessore monzese all’Istruzione, Pierfranco Maffè

Lo jus scholae piace, invece, al consigliere comunale forzista Pierfranco Maffè, assessore all’Istruzione nella giunta Allevi: «Alla legge attuale manca qualcosa – riflette – accorciare i tempi sarebbe già qualcosa, dimostrerebbe un’attenzione sulla questione, ma non sarebbe sufficiente. Credo che vada fatto un ragionamento serio e più ampio: chi ha frequentato la scuola in Italia per almeno otto anni e, a sedici anni, è arrivato alla conclusione dell’obbligo, ha imparato non solo la lingua, ma anche molte cose della nostra cultura. Lasciare ai margini tanti ragazzi non serve a nessuno e potrebbe diventare per qualcuno la scusa per non integrarsi». In Italia, prosegue, i diritti sociali sono comunque garantiti a tutti: «I minori non accompagnati – spiega – sono tra le persone più tutelate».

Ius Scholae, cosa ne pensa la Brianza: l’assessore monzese al Welfare, Egidio Riva

«I diritti sociali sono garantiti a tutti, anche agli immigrati presenti in modo irregolare – conferma l’assessore al welfare Egidio Rivala scuola è attenta ai percorsi di integrazione: la vera differenza riguarda il sentirsi protagonisti della vita civile e politica, il sentirsi a tutti gli effetti membro di una comunità. I ragazzi nati in Italia vengono, invece, trattati come soggetti che vivono qui transitoriamente mentre sono pienamente inseriti nelle nostre città. La cittadinanza è una questione tutt’altro che formale in quanto dà accesso a diversi diritti, tra cui quello di voto e di candidatura alle elezioni».
Costituisce, continua l’amministratore, anche una chiamata alla corresponsabilità nella costruzione del futuro del Paese: «La politica – nota – ha reso ideologico il modo con cui guardiamo la società: l’immigrazione è strutturale, gli stranieri non arrivano più solo alla ricerca di un lavoro, ma perché vogliono costruire qui la loro vita».

«Lo jus scholae – dice Rivava bene ma quel che conta è riconoscere che quelle persone rimarranno qui, in modo da evitare i fenomeni di contrapposizione mentre i giovani non considerano diversi i loro coetanei che hanno origini culturali differenti in quanto hanno i medesimi obiettivi e le stesse aspirazioni».