Investita e trascinata per mezzo chilometro: il presunto pirata nega tutto

«Quella sera non ero a Pavia» avrebbe sostenuto Radion Suvac, il moldavo di 27 anni accusato di tentato omicidio: con un’auto rubata a Macherio avrebbe investito e trascinato per mezzo chilometro una ragazza di 26 anni
La Opel Insigna del presunto pirata; era stata rubata a Macherio
La Opel Insigna del presunto pirata; era stata rubata a Macherio

Avrebbe negato tutto: «Quella sera non mi trovavo a Pavia». Si è avvalso della facoltà di non rispondere sostenendo di non parlare bene l’italiano Radion Suvac, il moldavo 27enne arrestato martedì dalla polizia di stato di Pavia, accusato di aver investito e poi trascinato per mezzo chilometro, la sera del 13 novembre del 2014, a Pavia, Elena Madama, 26 anni, consigliera comunale del Pd e praticante avvocato, rimasta gravemente ferita.

Suvac, il cui fermo per tentato omicidio è stato convalidato, era stato intercettato martedì in un parco pubblico in provincia di Piacenza,la città dove aveva trovato rifugio soltanto negli ultimi giorni, sentendosi braccato, dopo aver trascorso i mesi precedenti in Brianza e nell’hinterland milanese. Del resto era stato proprio in Brianza, a Macherio, che la Opel Insigna con la quale avrebbe investito Elena Madama, era stata rubata, il 12 ottobre.

Suvac avrebbe viaggiato anche in Francia, Russia e nella “sua” Moldavia per piazzare i navigatori satellitari e altri pezzi di ricambio rubati da decine di auto, soprattutto in Brianza, dove la sua banda operava. Quella sera, con un complice, un 18enne russo ancora ricercato,avrebbe rubato l’impianto satellitare da una vettura posteggiata. Lì vicino si trovava Elena Madama.

Dopo aver imboccato una via senza uscita, Suvac, secondo gli investigatori della polizia pavese innestò la retromarcia della Opel Insigna è – forse senza accorgersene – investì la ragazza. Ma invece di fermarsi a soccorrerla, per evitare di doversi disfare della refurtiva, 12 navigatori satellitari, che aveva nell’auto, ripartì e trascinò per 500 metri sull’asfalto la donna, rimasta agganciata con la cinghia della borsa al semiasse dell’auto.

Una situazione, sempre secondo i poliziotti pavesi, della quale non poteva non accorgersi: la povera vittima infatti urlava. Una corsa disperata terminata solo quando Suvac e il complice trovarono la strada sbarrata da un autobus. Abbandonata l’auto, fuggirono a piedi.

La donna finì in coma, con profonde ferite al viso e alla testa e lesioni in tutto il corpo. Sottoposta a diversi interventi chirurgici oggi è in un centro di riabilitazione. Gli investigatori sono giunti a Suvac grazie a mesi di indagini serrate fatte di intercettazioni e rilievi scientifici. Soprattutto sulla Opel: decisiva è stata una sua impronta digitale scoperta proprio sull’auto.