Inchiesta a Brugherio e Giussano Condanne per le patenti facili

Tre patteggiamenti e sette condanne col rito abbreviato per lo scandalo delle patenti facili. Tra gli imputati, autoscuole di Brugherio e Giussano che avevano facilitato - dietro pagamento - degli esami.
Condanne per l’inchiesta sulle patenti facili
Condanne per l’inchiesta sulle patenti facili

Tre patteggiamenti e sette condanne col rito abbreviato per lo scandalo delle patenti facili. Tra gli imputati figurano anche Vincenzo Valente Borrello, e Dario Valente, originari di Vibo Valentia, 33 e 29 anni, dell’autoscuola ’Borrello’ di Giussano, condannati rispettivamente a 4 anni e otto mesi e a 2 anni e 8 mesi (per loro rito abbreviato) dell’autoscuola Borrello di Giussano.

Tra i brianzoli condannati dopo l’inchiesta condotta dai pm di Monza Caterina Trentini e Salvatore Bellomo, risultano anche Laura Mazoni, 49 anni, Armando e Matteo Modarelli, 48 e 25 anni: tutti e 3 soci dell’autoscuola brugherese ’Tre Re’. Patteggiamento ad un anno e dieci mesi per Matteo Modarelli e per Laura Manzoni, 6 anni in abbreviato ad Armando Modarelli (la pena più alta tra le dieci pronunciate la scorsa settimana dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Monza Claudio Tranquillo).

Le pene stabilite dal giudice sono andate anche oltre le richieste di condanna formulate dal pubblico ministero Caterina Trentini, che aveva chiesto le condanne fino ad un massimo di 5 anni di reclusione.

L’inchiesta sfociata nelle condanne ha rivelato un sistema di esami facilitati, con funzionari della Motorizzazione civile di Monza e Milano (condannati con pene fino a 5 anni) che suggerivano le risposte corrette agli esaminandi, per lo più immigrati stranieri. Gli esami falsati venivano organizzati dai titolari delle scuole guida.

Diversi i metodi individuati dai pm: sia «mediante suggerimenti», sia «mediante l’utilizzo di un prontuario appositamente predisposto per l’esecuzione facilitata della prova». Questo era il cosidetto «sistema». In certi casi, gli aiuti sarebbero arrivati «mediante digitazione diretta sui monitor touch screen delle risposte», sia da parte dei responsabili della scuola guida, sia da parte dei funzionari della Motorizzazione. In cambio di queste facilitazioni, gli imputati avrebbero ricevuto «denaro e altre utilità in quantità imprecisate».

L’anno scorso, l’autorità giudiziaria aveva fatto scattare le misure cautelari per gli imputati nella tranche conclusa giovedì. In un filone d’inchiesta parallelo ci sono almeno altri 150 indagati, alcuni funzionari della Motorizzazione che non erano stati raggiunti dai provvedimenti restrittivi, più la massa di persone, prevalentemente extracomunitari, che hanno di fatto comprato l’esame. Molti di questi, hanno già avanzato richiesta di patteggiamento.