Il medese Babar organizza “Save the Bangladeshi student” a Milano con 500 persone

Il medese Babar organizza a Milano un evento di sensibilizzazione per le condizioni del Bangladesh.

Ha promosso una manifestazione di sensibilizzazione per fare luce sui disordini che da giorni stanno insanguinando il Bangladesh. Babar, cittadino medese originario del Bangladesh ha avuto l’okay della Questura e domenica 21 luglio, dalle 10 alle 13, coordinerà una manifestazione in piazza Castello a Milano al quale prenderanno parte non meno di 500 suoi concittadini.Salve the Bangladeshi student”, questo il nome dell’iniziativa voluta da Babar che fa da punto di riferimento per tutti coloro che, come lui, hanno familiari bloccati nella terra d’origine da quando, pochi giorni fa, una protesta di studenti inizialmente pacifica, si è trasformata in una autentica guerriglia: sono iniziati gli scontri, gli spari, le persone sono costrette in casa e non c’è più internet quindi si hanno difficoltà anche a mettersi in contatto con i propri cari.

Il medese Babar e le manifestazioni in Bangladesh

Da settimane nel Paese ci sono manifestazioni soprattutto contro il sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico. Babar che ha deciso di fare qualcosa contro questa situazione. “Domenica mattina saremo almeno 500 persone – ci racconta – ho avuto il permesso dalla Questura- vogliamo far luce su questa vicenda che sta insanguinando Il mio Paese e di cui pochi ne parlano. C’è silenzio, ma si continua a sparare. La mia famiglia è bloccata in casa da 4 giorni, impaurita, vede tutto fuori dalle finestre. In tre giorni si contano più di 100 morti ufficiali, ma ci sono altri corpi di cui non si sa nulla”. Gli studenti bengalesi stanno protestando da settimane contro un sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico che reputano discriminatorio e che vorrebbero sostituire con uno basato sul merito.

Il medese Babar e le difficoltà a comunicare con la moglie

L’intensità della protesta sta crescendo di ora in ora. “Ho difficoltà a parlare con mia moglie – aggiunge Babar – perché internet non va. Loro dovrebbero tornare in Brianza per la metà di agosto, ma questa situazione rende tutto complicato e incerto”. Gli universitari come detto contestano la legge che consente ai veterani della guerra d’indipendenza di avere un 30% di posti riservati nel settore pubblico. Assente la connessione internet, sarebbe anche stato preso d’assalto un carcere e liberati i detenuti, 700 sarebbero i feriti. Gli scontri allarmano chi come Babar ha i propri cari lontani e soli. “Riesco a comunicare con loro solo via telefono – dice – sono in un appartamento senza giardino, vedono tutto coi loro occhi. Domenica 21 luglio chiediamo che si blocchi l’uccisione degli studenti, dei ragazzi, alcuni hanno l’età di mia figlia. E chiediamo giustizia per i morti”.