È Brianza baby boom nel 2024, ma non si sa il perché

Sorprendente dato in controtendenza in provincia nel primo semestre dell’anno: +17% dei nuovi nati. Nessuno sa spiegarlo.
Neonati e mamme
Neonati e mamme onlyyouqj/freepik.com

Una spiegazione “scientifica” all’incremento quasi di 17 punti percentuali dei nati a Monza nei primi sei mesi di quest’anno non c’è. L’unica certezza, dicono all’ufficio statistica del Comune, è che i dati sono ufficiali, ma il trend andrà confermato in prospettiva.

«Il dato però è certamente interessante e merita di essere studiato a analizzato anche perché rientra nel contesto di un’area, quella del nostro territorio, che non mostra alcun calo demografico». Così Anna Locatelli, direttore della struttura complessa di ostetricia di Fondazione Iccs San Gerardo dei Tintori e professore associato dell’università di Milano Bicocca, commenta i dati dei neonati monzesi e dell’incremento registrato rispetto allo stesso periodo del 2023: 425 nuovi nati da gennaio a giugno di quest’anno contro i 364 dello scorso anno.

È Brianza baby boom nel 2024, «numero dei parti stabile, decisivo l’aiuto alle famiglie»

«Il numero dei parti nella nostra struttura ospedaliera è stabile, non assistiamo da tempo ad alcun calo evidente né tantomeno ad un vero e proprio crollo delle nascite. Questo è anche il frutto di politiche di sostegno alla natalità con il supporto delle famiglie e delle mamme che sono certamente fondamentali, ma che si associano anche al ruolo fondamentale che svolge la struttura ospedaliera nel valorizzare e favorire il percorso alla nascita sia prima sia dopo il parto. Se offriamo alle mamme un’esperienza di maternità positiva, soprattutto con il sostegno nel post parto, questo inciderà sull’eventuale scelta di intraprendere una nuova gravidanza», aggiunge Locatelli.

È Brianza baby boom nel 2024, l’impegno sul territorio e i numeri

«In collaborazione con il territorio serve un investimento grande e costante sul tema della maternità. Perché ogni nuovo bambino che arriva, tanti o pochi che siano, possa godere di uno dei primi diritti che acquisisce: una buona nascita – aggiunge Marica Riva, presidente dell’associazione Felicita Merati che da ventotto anni propone corsi di accompagnamento alla nascita e spazi mamma bambino – È importantissimo avere dei luoghi che permettano di sfruttare e vivere appieno il tempo della maternità e paternità».

La media dei nuovi nati all’ospedale San Gerardo è di circa 200 bambini al mese. Nei primi otto mesi di quest’anno il reparto di ostetricia ha registrato 1590 parti e 1625 nascite (in trentacinque casi si è trattato di parto gemellare). Nessun calo importante delle nascite anche nei presidi ospedalieri della Brianza. Da gennaio a giugno di quest’anno all’ospedale di Carate Brianza sono nati 469 bambini, 478 a Desio, 507 all’ospedale di Vimercate.

È Brianza baby boom nel 2024, i dati dei residenti

Un dato interessante riguarda anche il numero dei residenti.
Sul totale di parti registrati al San Gerardo nel 2023 ben 1809 sono stati di bambini residenti a Monza, i non residenti sono stati 618, pari al 36%. Percentuali di non residenti decisamente inferiori per gli altri ospedali dell’Ats Brianza: a Vimercate il 18%, l’11% a Carate, il 18% a Vimercate a cui si aggiunge anche il dato dell’ospedale di Lecco dove i nati non residenti nel 2023 sono stati pari al 25% del totale.

A fare la parte del leone in questa fotografia è proprio l’ospedale San Gerardo, scelto da tanti non residenti proprio per l’eccellenza del servizio offerto e per la presenza all’interno della struttura del reparto di terapia intensiva neonatale. Se il numero dei nuovi nati è in crescita (almeno quello dei baby monzesi nei primi sei mesi di quest’anno), a crescere è anche l’età media delle mamme.
Nel 2023 l’età media delle puerpere registrata per quanto riguarda l’ambito di Monza è stata di quasi 34 anni, 33 anni e mezzo per l’ambito di Carate Brianza, quasi 33 per l’ambito di Desio e così anche a Vimercate. Cresce l’età anagrafica anche delle mamme straniere che rimane però di circa due anni inferiore rispetto alla media delle italiane.