Burago Molgora, B Industries fallisce Cinquanta dipendenti senza lavoro

Il mese di settembre per i dipendenti dell’ex Alcea industries si è rivelato nerissimo. L’impresa buraghese, specializzata nella produzione di vernici, è passata dalla richiesta in tribunale di concordato preventivo al vero e proprio fallimento. Cinquanta operai si trovano senza ammortizzatori.
Alcea,  i lavoratori in assemblea.
Alcea, i lavoratori in assemblea.

Il mese di settembre per i dipendenti dell’ex Alcea industries a si è rivelato nerissimo. L’impresa buraghese, specializzata nella produzione di vernici, è passata dalla richiesta in tribunale di concordato preventivo al vero e proprio fallimento.

In cinquanta a casa

L’azienda ha formalizzato l’istanza di fallimento al Palazzo di Giustizia a Milano lo scorso 16 settembre e ora i 50 operai dello stabilimento di via Santa Maria Molgora si trovano senza ammortizzatori. Le stesse maestranze si sono riunite martedì mattina in assemblea sindacale in un locale della Cascina Abate d’Adda per fare il punto della situazione sulle prossime mosse. «Questa è stata una brutta doccia fredda per tutti – ha esordito Eliana Schiadà della Fiom Cgil – che complica ancora di più la posizione dei lavoratori». Infatti le tute blu lo scorso marzo avevano ottenuto un anno di cassa integrazione a fronte della forte crisi che la stessa ex Alcea stava vivendo per problemi di liquidità come aveva ammesso lo stesso proprietario dell’impresa Carlo Parodi. Ora questa dichiarazione di fallimento, che deve ancora essere presa in considerazione dal tribunale meneghino, cambia e non poco le carte in tavola.

Operai sospesi

«Gli operai non ricevono più gli ammortizzatori sociali da agosto – ha raccontato la sindacalista – e adesso rischiano di rimanere nelle stesse condizioni per altri sei mesi senza vedere un soldo». Infatti se nulla fosse cambiato i lavoratori grazie all’anticipo della cassa da parte della stessa B Industries avrebbero usufruito dell’entrata fino al prossimo marzo del 2014.

Un futuro nero

Questo scenario resta solo un’ipotesi lontana e la speranza o meglio l’ultima spiaggia si chiama curatore fallimentare. «Nella riunione di martedì abbiamo illustrato il contesto in cui ci stiamo muovendo che ha poche certezze per non dire nulle – ha spiegato Schiadà -. L’unica strada percorribile al momento è andare a bussare alla porta del curatore fallimentare, quando verrà nominato, e chiedere che venga messo in moto un processo per ottenere un altro anno di cassa integrazione». L’ammortizzatore nei desideri dei sindacati e della stessa forza lavora dovrebbe durare altri 12 mesi seguiti dalla mobilità. A tutto ciò va sommato anche il mancato Tfr (trattamento di fine rapporto) per chi si troverà licenziate e anche in questo caso per le maestranze sarà non certo facile ottenerlo considerate le criticità dell’azienda con sede a Burago, che continuano ad aumentare col passare del tempo. Il ritorno dalle vacanze o meglio dalla pausa estiva per gli operai è stato tutto fuorché positivo. Intanto lo stabilimento che fino a qualche mese fa era la loro casa si trova ora chiuso e sbarrato senza anima viva.