Stazione di Monza: «Dopo 83 anni rischiamo di chiudere il bar di famiglia»

Di generazione in generazione, è la stessa famiglia a gestire il bar della stazione ferroviaria di Monza da 83 anni. Ma ora il calo degli incassi è del 60%. Ed Rfi non risponde alle richieste di rivedere l’affitto. Il rischio è la chiusura.
Foto storiche del bar della stazione di Monza
Foto storiche del bar della stazione di Monza Fabrizio Radaelli

All’affitto del secondo trimestre dell’anno presto si aggiungerà anche quello relativo agli ultimi tre mesi, per un totale che supera i 50mila euro. Il bar della stazione di via Arosio potrebbe non riuscire a superare l’autunno: «Vediamo, ora, se con la ripresa delle scuole qualcosa torna a muoversi». Perché ai mesi di chiusura forzata imposta dal lockdown è seguito un lungo periodo caratterizzato da una ripresa a rallentatore, tanto che «il lavoro si è ridotto di oltre la metà – ha spiegato Giuseppe Passaretta, che gestisce il bar con i figli Serena e Stefano – Anzi, diciamo pure al 40%».

E, in queste condizioni, è difficile riuscire a onorare a Rfi, la società delle Ferrovie dello stato che gestisce lo scalo monzese, i novemila euro al mese previsti dal contratto. «Una cifra che risultava importante già prima – ha spiegato Passaretta – Ma avevamo accettato le condizioni perché questo bar fa parte della storia della nostra famiglia». Una storia lunga ormai 83 anni: è il 1937 quando Iole Garlati e Achille Cernuschi decidono di dare il via a un’attività che, da allora, è sempre rimasta in famiglia. Le loro fotografie, in abiti d’altri tempi, sono state fatte ingrandire e sono state appese alle pareti del bar che, intanto, ha visto sfilare tra i suoi locali – oltre a migliaia di studenti e di lavoratori – anche quattro diverse generazioni di titolari.

Stazione di Monza: «Dopo 83 anni rischiamo di chiudere il bar di famiglia»
Foto storiche del bar della stazione di Monza

«Abbiamo cercato di metterci in contatto con Rfi – ha proseguito Passaretta tornando al presente – ma non abbiamo mai ricevuto nessun tipo di risposta: abbiamo provato anche con le pec, ma nulla. Avremmo voluto avviare un confronto, ma non è stato ancora possibile». Quella della famiglia Passaretta non è l’unica attività, all’interno di uno scalo ferroviario, a trovarsi in difficoltà per via di affitti rimasti immutati nonostante la pandemia. Tanto che prima dell’estate un’interrogazione parlamentare dei deputati della Lega Fabrizio Cecchetti e Massimiliano Capitanio era stata portata all’attenzione del ministero dello Sviluppo economico e dei Trasporti e il consigliere regionale Alessandro Corbetta aveva presentato una mozione al Pirellone. Intanto La stazione del caffè si è riorganizzata come ha potuto – «anche se è da due anni che tagliamo quante più spese possibili»: intanto ha deciso di chiudere un’ora prima rispetto al solito, garantendo il suo servizio dalle 5.30 del mattino alle 19 – e non più fino alle 20. Quattro dei suoi sette dipendenti sono in cassa integrazione. «Con lo smart working ancora in vigore, sono in pochi adesso a prendere il treno – ha commentato ancora Passaretta – Oltretutto la nostra stazione, nelle condizioni in cui si trova, sembra abbandonata».

Stazione di Monza: «Dopo 83 anni rischiamo di chiudere il bar di famiglia»
Foto storiche del bar della stazione di Monza