Zona rossa sbagliata, alla Brianza è costata 60 milioni di euro

Secondo una stima della Confcommercio monzese la settimana di zona rossa impropriamente attribuita alla Lombardia è costata alla Brianza 60 milioni di euro, il 10% di quella accumulata a livello regionale
Alessandro Fede Pellone
Alessandro Fede Pellone Fabrizio Radaelli

La settimana di zona rossa si è divorata in Brianza 60 milioni di euro: la stima è effettuata dalla Confcommercio monzese secondo cui la perdita patita dalle attività economiche sul nostro territorio rasenta il 10% di quella accumulata a livello lombardo. Di fronte agli errori nella trasmissione dei dati sui contagi che hanno costretto migliaia di commercianti ad abbassare le saracinesche le associazioni di categoria chiedono compatte risarcimenti adeguati.

«La chiusura – commenta Alessandro Fede Pellone, segretario di Confcommercio Brianza – è arrivata proprio nel periodo dei saldi e domenica molti negozi sono rimasti fermi perché non hanno potuto dare ai dipendenti il preavviso previsto. C’è chi ha riaperto solo martedì». La situazione, aggiunge, rimane drammatica per le palestre e le società che organizzano eventi, condannate ancora all’inattività. Un piccolo sollievo potrebbe, però, arrivare per i ristoratori: «La Prefettura – spiega – ha accolto la nostra proposta e ha consentito ai locali di effettuare il servizio mensa per le aziende che firmeranno la convenzione». L’opportunità potrà essere sfruttata anche da chi lavora nei cantieri ma non dai professionisti con partita Iva. «Dobbiamo guardare il bicchiere mezzo pieno – commenta Fede Pellone – finalmente i numeri della pandemia stanno migliorando».

La classificazione della Lombardia in zona rossa per un errore «è semplicemente inqualificabile» per il presidente di Confesercenti regionale Gianni Rebecchi che auspica che «si faccia piena luce sulle responsabilità». La tutela della salute è prioritaria ma, spiega il presidente di Confartigianato Milano-Monza Brianza Gianni Barzaghi, per tutte le attività produttive e di servizio è fondamentale poter contare su regole trasparenti e comprensibili. «Era chiaro anche ai poco esperti – incalza – che le formule di calcolo utilizzate e i dati erano incoerenti con la realtà e non tempestivi. Gli imprenditori si domandavano perché in una regione in cui i nuovi casi avevano un’incidenza minore della media nazionale e il sistema sanitario non sembrava essere in affanno venisse adottato un provvedimento così draconiano». «Dopo la conferma dei gravi errori che hanno bloccato la Lombardia inutilmente e in modo discriminatorio rispetto ad altri territori Confartigianato» chiede «che sia fatta chiarezza sulle responsabilità, se ne traggano le dovute conseguenze e si provveda urgentemente a ristorare le attività economiche che sono state inutilmente penalizzate».

«La chiusura – riflette il vicepresidente della Provincia Riccardo Borgonovo – avrà pesanti ripercussioni psicologiche oltre che economiche su molti operatori» sempre più sfiduciati. Per evitare altri errori, prosegue, occorre una «cabina di regia che indichi una linea d’azione omogenea in modo che i dati non siano suscettibili di interpretazione da parte dei singoli uffici. I sindaci da tempo notavano che i numeri riportati dal cruscotto regionale erano vecchi e non corrispondenti a quelli rilevati» sui territori.