Varedo: apre Milano Scultura e ospita anche la riedizione di “This is the end”

Nadia Galbiati, The Golden Age, 2024, ferro, rame, bronzo, ottone, alluminio, dibond, 110x180x26 cm
This is the end: Nadia Galbiati, The Golden Age, 2024, ferro, rame, bronzo, ottone, alluminio, dibond, 110x180x26 cm

Milano Scultura cambia sede e per il 2024 si trasferisce in Brianza, a villa Bagatti Valsecchi di Varedo. Succede dal 4 al 6 ottobre, quando la fiera con focus sulla scultura propone l’ottava edizione del progetto diretto da Ilaria Centola e a cura di Valerio Dehò. «La nuova Milano Scultura intende legarsi a un territorio per valorizzarlo, inserendosi in un’architettura straordinaria e in uno dei parchi naturalistici più interessanti della Brianza, e per esserne valorizzata, avvantaggiandosi del sempre intrigante contrasto tra antico e contemporaneo, e scommettendo su un luogo solo recentemente riscoperto», ha detto Centola alla vigilia dell’appuntamento che intende mettere in relazione le opere con la dimora ottocentesca.

Varedo: la nuova “This is the end” a Milano Scultura 2024

Elisa Cella, 22-C33 Leishmania, 2022, ferro tagliato a laser e verniciato, 75x120x0,2 cm
Elisa Cella, 22-C33 Leishmania, 2022, ferro tagliato a laser e verniciato, 75x120x0,2 cm

Si tratta in questo caso di una riedizione della mostra, concentrata ovviamente sulla scultura e con opere nuove: sono di Elisa Cella, Nicola Evangelisti, Nadia Galbiati, Camilla Marinoni, Andrea Meregalli, Matteo Suffritti, che hanno affrontato alcuni dei fenomeni più critici dei nostri anni: le guerre, le pandemie, l’esplosione demografica, la speculazione edilizia, l’avvento dell’intelligenza artificiale, i femminicidi.

Infine due progetti speciali: l’opera “Mazeman Portrait” di Andrea Prandi che consente, attraverso una web app dedicata, di comporre un ritratto unico e irripetibile con ciò che l’artista definisce “la propria forma-pensiero”; e “Tempo mobile incastonato nella forma fossile”, con opere in legno, cuoio e bronzo di Helene Foata, GA, Cesare Benaglia e Mauro Calvi e a cura di un’altra firma nota al territorio monzese, quella del critico Vittorio Raschetti che ha a lungo collaborato con le mostre del Micromuseo.