Seregno, la storica trattoria Spotti ha chiuso: le subentrerà un ristorante calabrese

La decisione è stata presa dalle sorelle Angela e Nadia, rimaste sole dopo la scomparsa degli altri componenti della famiglia. L'esperienza del loro padre Antonio era cominciata nel 1962
Seregno, la famiglia Spotti al completo: da sinistra, Angela Spotti, Antonio Spotti, Anna Pozzi, Gianni Spotti e Nadia Spotti

«Siamo alla pagina finale di una parte importante delle nostre vite, sia quelle personali che quella familiare. Ringraziamo tutti i clienti che ci hanno accompagnati nel tempo e che, ormai, qui da noi erano di casa. Avevamo sempre mezza sala prenotata e conoscevamo tutti per nome. Dispiace molto, ma era il momento giusto per chiudere». Angela e Nadia Spotti commentano così la chiusura della trattoria di famiglia, di cui sabato 28 settembre hanno abbassato per l’ultima volta la saracinesca della sede di via Marconi a Seregno.
Un tuffo al cuore per molti residenti in città, e non solo, che nell’attività condotta a lungo dai loro genitori, Anna Pozzi ed Antonio Spotti, con il coinvolgimento del loro fratello Gianni, tutti defunti, hanno sempre visto un riferimento quotidiano. «La verità è che siamo stanche -commentano le due sorelle-. Una trattoria come questa richiede un impegno notevole, al quale noi due non eravamo più in grado di fare fronte da sole. Sarebbe stato necessario assumere altro personale, ma non ce la siamo sentita». La novità ha terminato una storia cominciata nel 1962, quando in via Umberto I Antonio Spotti, scomparso nel 2018, aveva avviato la sua esperienza professionale, un anno prima di convolare a nozze con Anna Pozzi, che poi gli è sempre rimasta al fianco, condividendone il ritmo di lavoro non indifferente. All’epoca, la trattoria era abbinata ad un bar, già transitato agli archivi nel 2006, quando la famiglia si era trasferita in via Marconi, dove aveva trovato spazio anche una gastronomia, molto frequentata.

Trattoria Spotti: la perdita di Gianni Spotti nel 2020 il punto di svolta decisivo

Antonio Spotti, primo da sinistra, con un gruppo di clienti, nella vecchia sede di via Umberto I

«Il punto vero di svolta -confida Nadiaè stato nel 2020, quando si è spento dopo una malattia nostro fratello Gianni. Io ho poi trascurato il mio lavoro di architetto ed ho cercato di dare una mano dal punto di vista amministrativo a mia sorella Angela, ma era da un biennio che pensavamo a cedere il testimone e finalmente abbiamo trovato chi ci subentrerà».

Nei locali della trattoria, a breve si insedierà un ristorante con cucina calabrese: «Si tratta di un’attività più strutturata della nostra, che già poggia su altre sedi al di fuori di Seregno. Per una catena come questa, andare avanti è più facile. Per noi, che eravamo rimaste in due, pur con qualche aiuto volonteroso, che ringraziamo, non è stato così».
Analogo è il parere di Angela: «Ho 60 anni e per me ormai è tempo di dedicarmi a qualcosa di differente. Certo, la trattoria rimarrà sempre legata alla storia della nostra famiglia. Io ho sempre lavorato qui, ma diciamo che dal 1983 la mia presenza era in pianta stabile. Ho conosciuto davvero tutti quelli che sono entrati in questi anni, prima nella vecchia sede e poi in quella nuova. Il nostro è un caso un po’ singolare, perché non chiudiamo per assenza di lavoro, ma per troppo lavoro. Tanti ci chiedevano di ampliare l’orario di apertura, ma per noi era impossibile provvedere. Abbiamo pertanto preferito fermarci: meglio farlo adesso, quando siamo ancora all’apice, che farlo magari tra un po’, costrette da una flessione».

La chiosa delle sorelle rimanda ad un aspetto forse trascurato: «Anche il personale formato fatica a sopportare i sacrifici che un’attività che ti impegna la sera e nei fine settimana comporta. Tanti arrivavano motivati, ma poi se ne andavano quasi subito. L’impossibilità di avere un aiuto stabile ci ha spinte alla chiusura». Tutto corretto, ma una lacrimuccia sul viso di parecchi clienti sarà scesa comunque