L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Il camposanto a mollo e a pulire arrivano i cittadini. Quando è il Comune a essere moribondo”

L'editoriale del direttore responsabile del Cittadino, Marco Pirola
Il cimitero di Agrate allagato

Verrebbe quasi da sorridere se non ci fossero di mezzo i morti di un cimitero finito sott’acqua dopo un temporale di fine estate. Tombe cancellate, fiori marciti, lumini finiti a mollo. Settimana scorsa qualche goccia di pioggia in più è bastata per allagare interi viali del camposanto cittadino, gettando nel panico i visitatori e rendendo inutilizzabile gran parte dei viali.

La vicenda non può essere però liquidata con delle battute da osteria. Di quelle che si consumano tra un bianco spruzzato e un Campari davanti al bancone e alla ciotola delle patatine “posse”. Incuria, fatalità, mancanza di manutenzione? Altamente probabile che sia dovuto a ciò. Sono attenuanti che non ci possono stare di questi tempi oltre l’alba del terzo Millennio.

L’assessore poi che sottolinea con faccia “da funerale” e con cipiglio che la cosa non sarebbe dovuta succedere e non accadrà più, rasenta quasi l’ilarità. Siamo più tranquilli dopo le sue parole. E che avrebbe dovuto dire? Che è cosa normale ciò che è successo? Che accadrà ancora? Per piacere. Non si tratta di fuochi fatui o di fantasmi che colorano le cronache estive. Le tombe e il rispetto dei morti sono quanto di più sacro esista in una città. In una comunità. Piccola o grande che sia. Agrate compresa. Una sorta di “de sprofundis” nostrano che mette una pietra quasi tombale sulle capacità di chi doveva vigilare e non ha fatto.