Cosa ha detto il presidente di El Salvador Nayib Bukele a TIME

Sintesi della lunga intervista rilasciata dal presidente salvadoregno dopo la sua rielezione.

Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha rilasciato un’intervista a TIME nel giugno 2024, subito dopo l’inizio del suo secondo mandato, conquistato con l’84% dei voti. Durante l’intervista, Bukele ha parlato della repressione contro le bande criminali del Paese, resa possibile da poteri d’emergenza che gli hanno permesso di sospendere alcune libertà civili e incarcerare oltre 81.000 sospetti membri di bande e loro associati. Questa strategia ha ridotto drasticamente i tassi di omicidio e ha trasformato El Salvador, facendolo diventare, secondo Bukele, il Paese più sicuro del continente.

Bukele ha anche parlato del suo impegno nel riposizionare l’immagine del Paese, adottando Bitcoin come moneta legale e promuovendo le bellezze naturali di El Salvador, come le spiagge per il surf, i vulcani e il caffè. Ha sottolineato come il turismo stia crescendo, ora che la sicurezza non è più un ostacolo, e ha accennato a investitori statunitensi interessati ad acquistare proprietà in El Salvador.

Durante l’intervista, Bukele ha riflettuto sulla sua evoluzione politica. Non si identifica né con la destra né con la sinistra, ritenendo che queste categorie siano obsolete. Sebbene in passato fosse associato alla sinistra radicale, oggi critica la mancanza di direzione di quest’ultima a livello globale, mentre riconosce che la destra, pur con i suoi limiti, sembra avere una visione più chiara.

Bukele ha difeso la forte posizione del suo partito, che ha ottenuto la maggioranza assoluta nel Congresso. Nonostante il dominio del suo partito, sostiene che il sistema sia pienamente democratico, sottolineando che le elezioni del 2021 e del 2024 sono state condotte in modo trasparente, con la supervisione di tribunali elettorali indipendenti e osservatori internazionali che ne hanno convalidato i risultati. Secondo Bukele, l’ampio sostegno popolare non è il risultato di un regime autoritario, ma della volontà del popolo che ha scelto liberamente di appoggiare il suo governo.

Il presidente ha inoltre respinto l’idea che una democrazia possa essere definita tale solo se esiste una forte opposizione, argomentando che la schiacciante maggioranza del suo partito riflette semplicemente il desiderio degli elettori di dare pieno supporto alle sue politiche. Per Bukele, l’obiettivo di qualsiasi presidente, indipendentemente dal Paese, è quello di ottenere il massimo sostegno possibile, e la popolarità del suo governo è una naturale conseguenza delle sue azioni e dei risultati ottenuti.

L’intervista mette in luce il modo in cui Bukele vede il suo ruolo e la sua strategia di governo, che non segue le tradizionali linee ideologiche, ma si basa su un pragmatismo che mira a risolvere i problemi immediati del Paese, come la sicurezza e la crescita economica. La sua visione è quella di un El Salvador sicuro, prospero e innovativo, capace di attrarre investimenti e di ridefinire la propria immagine a livello internazionale.

Nayib Bukele ha spiegato come è cambiata l’interpretazione dell’articolo 152 della Costituzione di El Salvador, che inizialmente proibiva la rielezione immediata del presidente. Bukele ha ricordato che nel 2014, quando era sindaco di un piccolo comune, la Corte Suprema di Giustizia aveva stabilito che l’articolo 152 vietava la rielezione immediata, ma non dopo un periodo di pausa, basandosi sul concetto di alternanza. Tuttavia, la Corte successivamente ha reinterpretato la norma, consentendo la rielezione immediata, aprendo così la possibilità per Bukele di candidarsi per un secondo mandato. Nonostante ciò, Bukele ha sottolineato che la decisione di candidarsi non è stata presa immediatamente, ma solo dopo aver valutato attentamente vari fattori, inclusi quelli familiari.

Inoltre, Bukele ha discusso la sostenibilità della nuova sicurezza raggiunta nel Paese, affermando che, sebbene richieda manutenzione, può essere mantenuta senza lo stato di eccezione, anche se il governo non è ancora pronto a revocarlo immediatamente. Ha ribadito che ogni creazione umana, inclusa la sicurezza, necessita di manutenzione costante per essere sostenibile nel tempo.

Nayib Bukele discute le condizioni necessarie per porre fine allo stato di eccezione in El Salvador. Bukele spiega che le bande criminali nel paese erano composte da circa 70.000 membri attivi, supportati da circa mezzo milione di collaboratori. Il governo ha arrestato l’85% dei membri delle bande, smantellando la struttura gerarchica, ma rimangono ancora tra gli 8.000 e i 9.000 membri liberi. L’obiettivo è catturare abbastanza membri per impedire alle bande di riorganizzarsi, rendendo così possibile il ritorno a processi costituzionali normali e mantenere la pace senza lo stato di eccezione.

Bukele affronta anche le critiche di organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International riguardo a presunti abusi, detenzioni arbitrarie e condizioni carcerarie. Sottolinea che molte delle narrazioni esterne sono false o decontestualizzate. Per esempio, le 308 morti in carcere dall’inizio dello stato di eccezione sono, secondo Bukele, un numero basso rispetto agli standard di altri paesi, incluso gli Stati Uniti. Egli ribadisce che non vi è alcun vantaggio per il governo nel causare morti in prigione e che il sistema carcerario salvadoregno è più ordinato e sicuro rispetto a quello di molti altri paesi latinoamericani, dove le prigioni sono spesso sotto il controllo di organizzazioni criminali.

Bukele menziona che la prigione CECOT, una delle più emblematiche, è una delle più trasparenti al mondo, con accesso a giornalisti e visitatori, per dimostrare la gestione disciplinata delle strutture carcerarie in El Salvador.

Bukele risponde alle accuse di negoziazione con le gang e riflette sulle misure adottate nel sistema carcerario e sulla percezione internazionale del suo governo.

Bukele riconosce di condividere sui social media informazioni sul suo operato, ma sottolinea che queste sono selezionate. Parla delle preoccupazioni legittime riguardanti le condizioni delle prigioni, spiegando che l’alimentazione fornita ai detenuti è semplice, in linea con ciò che consuma la maggior parte dei salvadoregni. Sottolinea che non sarebbe giusto fornire un tenore di vita migliore ai criminali rispetto ai cittadini comuni.

Quando si parla del “modello Bukele,” il presidente spiega che non si tratta di un concetto uniforme applicabile ovunque, ma che ogni Paese deve adattare le proprie misure in base alla realtà locale. Bukele accenna anche all’importanza di misure come il blocco dei segnali telefonici nelle prigioni per prevenire ulteriori crimini.

Riguardo all’inaspettata fama di sostenitore di politiche dure in materia di sicurezza, Bukele riflette sul fatto che, sebbene preferisca un approccio comprensivo ai problemi sociali, la situazione estrema di El Salvador ha richiesto interventi drastici. Ammette che la mancanza di opportunità e il fallimento dello Stato nel passato hanno contribuito al problema delle gang, ma afferma che i criminali più violenti sono ormai oltre ogni possibilità di reintegrazione.

Bukele risponde alle critiche ricevute dagli Stati Uniti, specialmente per le sanzioni imposte ad alcuni funzionari del suo governo. Rigetta le accuse di negoziazione con le gang e critica l’apparente contraddizione delle sanzioni, che colpiscono l’unica prigione ordinata della regione, mentre altre prigioni, dove i criminali hanno il controllo, non subiscono conseguenze. Bukele conclude che, nonostante queste controversie, il suo governo ha portato pace e sicurezza a un paese che prima era considerato uno dei più pericolosi al mondo.

Nella parte finale dell’intervista, Bukele riflette sull’adozione del Bitcoin in El Salvador, ammettendo che i risultati sono stati misti. Sebbene non abbia raggiunto la diffusione sperata, sottolinea che l’uso della criptovaluta è rimasto volontario, senza imposizioni da parte del governo. Molti salvadoregni hanno beneficiato dell’aumento del valore del Bitcoin, mentre chi ha scelto di non adottarlo non ha avuto obblighi in tal senso. Bukele riconosce che l’iniziativa ha portato benefici netti, come l’inclusione finanziaria, investimenti e turismo, nonostante alcune critiche.

Prosegue parlando della sua immagine pubblica, spiegando l’uso dei social media per promuovere l’agenda del paese e attrarre investimenti. Su Twitter, Bukele si definisce un “Philosopher King,” concetto ispirato a Marco Aurelio, indicando un leader che pondera attentamente ogni decisione nell’interesse del proprio popolo. Questo soprannome è usato principalmente su Twitter, dove Bukele interagisce con un pubblico più politicizzato, mentre altre piattaforme sono riservate a contenuti in spagnolo.

Infine, Bukele esprime disillusione verso il giornalismo moderno, che vede sempre più come uno strumento di propaganda piuttosto che un mezzo per la ricerca della verità. Sebbene una volta rispettasse profondamente il ruolo dei giornalisti, ora preferisce comunicare direttamente con il pubblico attraverso i social media, evitando l’intermediazione dei media tradizionali. Bukele conclude dicendo che non ha ancora deciso cosa farà una volta terminato il suo mandato nel 2029, ma esclude un ritorno nel mondo corporativo.

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