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«La Brianza non si può permettere di perdere il Gran Premio d’Italia»

Intervista aI presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, sull'economia della Brianza e le prospettive di sviluppo. Che passano anche dal Gp d'Italia.
Alessandro Spada
Alessandro Spada

Intervista aI presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, sull’economia della Brianza e le prospettive di sviluppo.

Presidente, avete presentato recentemente la ricerca “Monza e Brianza 2050”. Come sta il nostro territorio e come vi immaginate il suo sviluppo futuro?
Dalla ricerca, realizzata dal Centro Studi di Assolombarda e dal consorzio AAster, emerge una Brianza in salute, grazie alla forza delle sue imprese che rappresentano un valore per tutto il territorio e per l’intero Paese. In quest’area si concentrano numerose eccellenze, simbolo del Made in Italy che investe nella tecnologia e nell’innovazione valorizzando la tradizione. Stiamo parlando di un territorio che, post pandemia, ha saputo crescere in modo robusto, riducendo il tasso di disoccupazione e aumentando esportazioni e produttività. Performance che possono essere ulteriormente consolidate intercettando i grandi mutamenti che interessano Monza e la Brianza e lavorando su alcune aree di miglioramento. Mi riferisco alle infrastrutture, all’evoluzione del rapporto con Milano e alla valorizzazione dei principali asset del territorio come, tra gli altri, la Villa Reale, il Parco e l’Autodromo di Monza.

Lei ha citato l’Autodromo di Monza e, proprio in questa settimana, si svolge il Gran Premio d’Italia di Formula 1. La Brianza può permettersi di perderlo?
Assolutamente no. Non possiamo permetterci di perdere questo grande appuntamento e, anzi, dobbiamo riuscire a valorizzare meglio l’Autodromo. Con i suoi 102 anni di storia, è il tempio della velocità. Si tratta del più antico circuito al mondo dove si corre ancora il Gran Premio di Formula 1. Tuttavia, le sue potenzialità sono ancora in gran parte inespresse. I lavori di ammodernamento appena conclusi sono sicuramente positivi, ma ora è necessario ripensare al suo modello di sviluppo. Penso all’urgenza di realizzare un museo per raccontare la storia del circuito e dell’automobilismo da corsa, così come all’opportunità di farlo vivere tutto l’anno con eventi e test drive. Sono stato recentemente con Regione Lombardia a visitare l’Autodromo di Indianapolis dove usano il circuito 150 giorni l’anno, oltre alle gare. Il nostro di Monza potrebbe diventare un grande hub di sperimentazione tecnologica per l’automotive, dove testare prototipi e innovazioni. È ora di investire finalmente con decisione su questo asset che appartiene a tutti noi e che può fare da traino per la competitività delle nostre aziende. Un appuntamento strategico, in questa direzione, è sicuramente il passaggio di presidenza dell’Alleanza delle Regioni dell’Automotive a Regione Lombardia che si terrà proprio a Monza il prossimo novembre.

L’automotive riveste un ruolo chiave per l’economia di Monza e della Brianza. Quali sono i contraccolpi che potrebbero verificarsi se le norme europee venissero confermate?
C’è grande preoccupazione perché non si tengono in considerazione le innovazioni sviluppate e integrate dalle imprese della filiera automotive del nostro territorio nonché il principio sacrosanto della neutralità tecnologica. La Brianza è nota per le sue eccellenze e per la sua vasta rete di imprese che operano come fornitori di componentistica, servizi e tecnologie avanzate. Queste aziende potrebbero non avere le risorse necessarie per adattarsi rapidamente ai cambiamenti richiesti con il rischio di veder chiudere diverse realtà e di perdere posti di lavoro, con conseguenze devastanti. È fondamentale che politica e istituzioni a tutti i livelli lavorino insieme per mitigare l’impatto di queste normative. Chiediamo che la nuova Commissione Europea 2024 – 2029 superi l’approccio anti-industriale che ha adottato in passato: le nostre aziende hanno sempre dimostrato una straordinaria capacità di innovare per diventare sempre più sostenibili e, con le giuste condizioni, potranno continuare a essere protagoniste del futuro del settore.

Gli altri asset di Monza e Brianza che possono rivestire un ruolo importante per l’attrattività sono Parco, Villa Reale e Monza Calcio: come vede il loro presente e il loro futuro?
Progettare il futuro tenendo presente le vocazioni industriali e i suoi asset di attrattività significa costruire uno sviluppo solido per il territorio. Ci vogliono visione lungimirante e pianificazione strategica. L’impegno verso innovazione, sostenibilità e integrazione territoriale sarà il pilastro su cui costruire il futuro della Brianza, rafforzandone la posizione di eccellenza a livello nazionale e internazionale. In quest’ottica Parco e Villa Reale hanno potenzialità enormi che devono trovare espressione in progettualità concrete. È tempo di dar seguito al Masterplan. L’arte e la cultura che la Brianza esprime attraverso la Villa Reale e il Parco sono due “diamanti” unici che tutto il mondo ci invidia e per questo vanno valorizzati al meglio a beneficio dell’attrattività complessiva del territorio. A questo si aggiunge certamente il Monza Calcio che, con la proprietà Berlusconi e la Serie A, è diventato un altro asset di competitività del territorio allargato.

Un altro tema cruciale per l’attrattività del territorio, sono le infrastrutture. Come giudica quanto la politica sta facendo da questo punto di vista?
La Pedemontana, i prolungamenti delle linee metropolitane, le metrotramvie, i potenziamenti delle stazioni ferroviarie a Monza, sono opere necessarie, alcune già in corso di realizzazione, altre ancora in fase di progettazione. Tra queste, siamo preoccupati per il prolungamento della M5 a Monza che, a causa degli aumenti inflattivi e dei rincari delle materie prime, sembra necessitare di circa 300 milioni aggiuntivi rispetto alle risorse attualmente stanziate per la sua realizzazione: un’eventualità che deve essere affrontata da parte del Governo e della Regione. È una partita che non deve essere persa. La Brianza ha bisogno di essere collegata a Milano e al resto del Nord Italia in modo più funzionale. La competitività di un territorio è data dall’efficienza e dall’efficacia delle infrastrutture e delle connessioni con altri territori. Migliori connessioni garantirebbero anche maggiori flussi turistici, aiutando a valorizzare gli asset del territorio. Oggi si impiega 1 ora per andare da Milano a Monza, lo stesso tempo per andare da Milano a Torino: è inconcepibile. Rafforzare le infrastrutture tra Milano, Monza e la Brianza dev’essere una priorità dell’agenda di governo locale e nazionale.

Una maggiore integrazione con Milano oppure una “Grande Brianza”: quale dovrebbe essere il ruolo del territorio brianteo nel prossimo futuro? Le due cose sono incompatibili?
Serve una maggiore integrazione con Milano per fare una “Grande Brianza”. Questo è quello che ci insegnano le grandi città europee. Per realizzarlo, il ruolo delle infrastrutture è necessario: è la partita e il valore aggiunto su cui scommettere per il futuro della Brianza, che oggi è una componente importante e sempre più da integrare con l’area metropolitana. A Milano si concentrano i capitali finanziari e i servizi knowledge intensive. In Brianza si concentra il nocciolo duro della manifattura e dell’industria. Connettere Milano e la Brianza significa dare concretezza al principio dei “vasi comunicanti”, con i benefici di contaminazione, crescita e sviluppo che coinvolgono tutti.