Caro famiglia, il sindacalista: «Saltato l’equilibrio tra entrate e uscite, precarietà nemica dei giovani»

I sindacati confermano le difficoltà dell'indagine sullo scontrino familiare e i costi: «La gente normale non ce la fa più»
Sindacati Monza Andrea Baldo Uil - foto Radaelli
Sindacati Monza Andrea Baldo Uil – foto Radaelli

«Vorrei confutare i risultati di questa inchiesta, ma non posso: è tutto vero». Andrea Baldo, 44 anni, funzionario Uil Monza e Brianza, non ha esitazioni nel commentare le difficoltà evidenziate dal rapporto preparato dall’Area Studi Legacoop e Ipsos. Tante, troppe famiglie italiane arrancano. In Italia ci saranno pure i «bamboccioni», ostinatamente restii a lasciare le comodità della famiglia d’origine. Ma tanti ragazzi e ragazze farebbero volentieri una scelta di vita autonoma, se solo avessero la sicurezza di uno stipendio adeguato e se le quotazioni immobiliari non fossero così elevate. Il peso di un canone di locazione può rivelarsi insopportabile, la stipula di un mutuo un pericoloso azzardo. Troppe incognite sul cammino di chi vorrebbe trovare una sistemazione dignitosa.

Caro famiglia, il sindacalista: retribuzioni non adeguate al costo della vita

«Il problema – specifica Baldo, sindacalista che segue tutti i settori del comparto artigiano – è dato dalle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, non più adeguate al costo della vita. Negli ultimi tempi sono generalmente cresciuti gli utili delle imprese, così come sono aumentate le retribuzioni dei manager. Ma non gli stipendi della maggior parte delle persone. I giovani, spesso, non possono essere autonomi e continuano a vivere con i genitori. Hanno un lavoro, ma lo stipendio è basso. Vorrebbero andarsene di casa, ma non possono acquistare un appartamento o pagare un affitto».

Caro famiglia, il sindacalista: la precarietà del rapporto di lavoro

«Una questione fondamentale – precisa Baldo – è la precarietà del rapporto di lavoro. In Spagna, per esempio, l’hanno combattuta, dovremmo farlo anche noi. Nel nostro Paese, invece, ci sono lavori retribuiti quattro euro l’ora. Si dovrebbe porre un freno alla sottoscrizione di contratti precari. I contratti a tempo determinato andrebbero permessi solo in casi ben specifici: nei casi di sostituzione per malattia o per maternità. O per fronteggiare dei picchi produttivi. Ma bisognerebbe individuare solo pochissime eccezioni».

Caro famiglia, il sindacalista: ascensore sociale bloccato

L’ascensore sociale, come più volte annunciato, si è intanto inevitabilmente bloccato. E i sacrifici sopportati da numerose famiglie, non sono ovviamente sufficienti per rimetterlo in funzione.
«La detassazione degli aumenti contrattuali – commenta Baldo – sarebbe una misura utile per iniettare liquidità nelle tasche dei lavoratori. Così come servirebbe il salario minimo. Ci sono lavoratori che rinunciano alle vacanze, che fanno fatica a pagare i corsi estivi per i figli. Ci sono persone che rinunciano ad andare dal dentista e alla prevenzione sanitaria. I sacrifici li vedi dappertutto. C’è chi fa la spesa acquistando prodotti a prezzo ridotto perché non può più permettersi i prodotti di maggior qualità. E c’è pure chi ha subito un’ingiustizia sul posto di lavoro e preferisce non sollevare questioni».

«La gente normale – conclude Baldo – non ce la fa più. Negli ultimi anni sono fortemente aumentati i costi energetici, il prezzo dei carburanti, le spese per i mutui. I redditi di tante persone sono state penalizzati dall’aumento dell’inflazione. Negli ultimi due anni numerose imprese hanno aumentato i prezzi dei listini del 10-15%. Nelle famiglie è saltato l’equilibrio tra entrate e uscite. Il costo della vita è aumentato troppo».