L’estate è bollente in tutta Monza, ma in via Timavo un po’ di più: gli animi dei residenti continuano a scaldarsi a causa dell’infelice convivenza forzata con il centro sociale Boccaccio, che tra una manciata di giorni celebrerà i due anni di occupazione illegale della proprietà privata al civico 12.
Monza: gli antagonisti del Boccaccio e la difficile convivenza con via Timavo
Lo scorso venerdì una piccola delegazione è stata ricevuta dall’assessore alla Sicurezza della giunta Pilotto Ambrogio Moccia, che «resta sempre l’unico a interessarsi delle nostre sorti, per quanto non abbia competenza diretta sullo sgombero».
Lo spiega uno di loro, chiedendo l’anonimato per evitare possibili ripercussioni, e ribadendo – anche via mail alle istituzioni di ogni ordine e grado – che «per me e per gli altri residenti l’occupazione dell’area da parte del Boccaccio è motivo di degrado: ci sentiamo defraudati di un piano di riqualificazione che avrebbe portato valore aggiunto alla nostra strada. Abbiamo convissuto per due anni e siamo stanchi: ci auguriamo di non doverli sopportare per un terzo. Per questo continuiamo e continueremo a chiedere con forza lo sgombero e il ripristino della legalità. E per raggiungere il nostro obiettivo metteremo presto in campo nuove azioni».
Monza: gli antagonisti del Boccaccio, variante “per interventi di messa in sicurezza e autorecupero”
Gli antagonisti, però, la pensano diversamente e lo scrivono anche nero su bianco nelle undici pagine del documento che hanno messo a punto in occasione dell’avvio di procedimento di variante al Pgt in corso e che hanno inviato a piazza Trento.
Per il Boccaccio quella di via Timavo 12 rappresenta “un’esperienza di riappropriazione e autorecupero popolare contro la speculazione”: precisano infatti che “nel corso di questi primi due anni di occupazione il collettivo ha messo in atto interventi di messa in sicurezza e autorecupero delle strutture preesistenti, in continuità con l’esperienza ventennale maturata in questo campo” – vale a dire dall’epoca di via Boccaccio 6, nei primi Duemila, fino alla penultima (per ora la più lunga della loro storia) di via Rosmini 11.
Monza: gli antagonisti del Boccaccio, il documento presentato in Comune
Il documento è dettagliato e mostra anche come il centro sociale abbia suddiviso i diecimila metri quadri in tre differenti aree a seconda delle nuove destinazioni d’uso individuate. La prima ha portato alla realizzazione di spazi comuni per le assemblee, di una foresteria e di una libreria in quelli che erano gli ex uffici, poi di una palestra popolare e di una sala per il cineforum e di un’altra per i concerti all’interno dell’ex granaio e, ancora, di uno spazio espositivo, di una palestra per l’arrampicata e di un cinema all’aperto sotto quella che è ancora oggi la tettoia.
La seconda area ora accoglie un orto e spazi per eventi all’aperto, mentre la terza si sta spontaneamente rinaturalizzando.
“Il processo di autorecupero dello stabile di via Timavo 12 – si legge tra le conclusioni – intende proporsi come modello di intervento su uno spazio abbandonato in opposizione alle mire speculative della proprietà. Ripensare la destinazione d’uso dell’area su principi ecologici e solidali costituisce una forma di resistenza di fronte al modello di città iscritto nel Pgt vigente”