Acquistata nel 1979 per 1,2 miliardi

Acquistata nel 1979 per 1,2 miliardi

Arcore – Nel 1979 dopo lunghe trattative con i proprietari, l’amministrazione comunale acquistò la villa e il parco per una cifra di 1.200.000.000 lire. L’anno successivo fu firmato il definitivo passaggio di proprietà dalla famiglia Borromeo al Comune di Arcore. Un tempo su quella collina c’erano solo boschi e i campi che la famiglia d’Adda possedeva da generazioni. Nel 700 il paesaggio agricolo cominciò ad animarsi e un secolo dopo le tavole del catasto lombardo registravano in quel luogo una grande casa di villeggiatura.

Le origini della dimora risalgono al 1839 quando il marchese Giovanni d’Adda, erede dell’intera proprietà di Arcore, realizzò l’unione delle due porzioni appartenute prima ai cugini Febo e Ferdinando. Tra il 1840 e il 1849, sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Balzaretti, il più celebre disegnatore di giardini del momento, furono eseguiti lavori di sistemazione del parco e della villa. Il Balzaretti iniziò occupandosi dei due giardini, che fino a quel momento erano indipendenti: quello dell’abate Ferdinando e quello del marchese Febo, separati da una siepe e un avvallamento.

Al termine dei lavori ne risultò uno splendido giardino all’inglese arricchito da numerosi tipi di piante. Il portico a tre campate che ornava la facciata opposta alla parte centrale fu coperta da un loggiato e chiuso con vetrate. Alla morte del marchese Giovanni d’Adda il figlio unigenito Emanuele entrò in possesso di tutte le sostanze. Il desiderio del marchese fu di ampliare la villa ceando più locali di servizio e abitazioni per i forestieri, dotandola di comodità. Nel 1880 l’elegante residenza di campagna subì quindi un nuovo intervento ad opera di Emilio Alemagna. L’architetto costruì due corpi laterali al posto dei terrazzi esistenti.

Qui distribuì le sale e i gabinetti al piano terreno, i locali di servizio nel sotterraneo e nell’ammezzato, i locali di abitazione per i forestieri con i servizi al primo piano e infine nel sottotetto magazzini e camere di abitazione secondaria. Alemagna si preoccupò poi della sistemazione del parco. I lavori durarono anni e furono conclusi solo nel 1908, con la creazione del grande parterre all’italiana. Con la morte del marchese Emanuele nel 1911 si estinse il ramo diretto della famiglia d’Adda: la proprietà passò al conte Febo Borromeo. Nel 1964 fu pattuita una convenzione tra il Comune e il conte Emanuele, con cui quest’ultimo si impegnava a cedere parte della proprietà al Comune stesso, che avrebbe dovuto provvedere alla gestione e manutenzione. Oggi la villa rappresenta la testimonianza più sfarzosa del recupero del "Barocchetto teresiano".
Arianna Pinton